M5s con Trenta sull’Afghanistan, gelo della Farnesina

Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, durante il suo intervento all'inaugurazione Anno Accademico Scuola Allievi Ufficiali Carabinieri a Roma. Afghanistan
Il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, durante il suo intervento all'inaugurazione Anno Accademico Scuola Allievi Ufficiali Carabinieri a Roma. ANSA/CLAUDIO PERI

ROMA. – Resta alta la tensione nel governo e nel mondo della politica sul ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan, annunciato a sorpresa lunedì dalla ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Una mossa che, pur avallata da Palazzo Chigi, ha spiazzato anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Tanto che la Farnesina l’indomani si è sentita in dovere di ribadire di “non essere stata informata”.

Il Movimento 5 stelle intanto fa quadrato intorno alla sua ministra: nel suo operato “non esiste alcuna irregolarità”. E Alessandro Di Battista si incarica di rimbeccare Moavero: “Dico al ministro degli Esteri che la posizione del M5s sull’Afghanistan l’ha sempre saputa”. Per il momento, a dispetto delle schermaglie dialettiche, sembrano escluse ripercussioni politiche in quello che comunque appare uno strappo in piena regola tra due ministeri di peso, Esteri e Difesa.

I termini del contendere vengono infatti presentati come puramente tecnici: secondo gli M5s, la scelta del ministro di affidare al Comitato operativo di vertice interforze la pianificazione del ritiro è una procedura “della quale non era necessario informare la Farnesina”. Al ministero degli Esteri sono di diverso avviso: il dossier sull’eventuale partenza dei nostri militari dal Paese, sottolineano fonti interne, dovrebbe passare anche dai tavoli tecnici che operano nella struttura guidata da Moavero.

A smarcarsi, per allinearsi con il M5s di cui è espressione, è intanto il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano: “Gli italiani – dice – hanno speso in questi ultimi 18 anni di Afghanistan cinque miliardi di euro, senza portare nulla a casa. I nostri soldati tornano in Italia e i soldi li investiamo in altro”. Un pensiero articolato anche dai parlamentari del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Esteri di Camera e Senato: “Il ministro – dicono – ha semplicemente dato seguito a un orientamento politico che si adegua al mutamento degli scenari politico-militari e che comunque non mette minimamente in discussione il nostro impegno internazionale”.

La Lega per ora tace, dopo aver frenato in un primo momento sull’iniziativa, che la presidenza del Consiglio ha poi definito un’azione “condivisa”. Sono invece le opposizioni a chiedere a gran voce che la questione approdi tra i banchi del parlamento: dal Maurizio Gasparri per Forza Italia a Emma Bonino di +Europa, dal Pd a LeU, in tanti auspicano al più presto un dibattito in aula.

A favore dell’opzione di un ritiro delle truppe, anche se non riguarda direttamente l’Italia, si inserisce intanto un rapporto dell’intelligence Usa: anche con l’attuale livello di impegno di Washington – emergerebbe – ci sarebbe un prolungato stallo militare tra le forze in campo mentre una svolta potrebbe arrivare invece dagli attuali sforzi per un accordo di pace con i talebani.

(di Salvatore Lussu/ANSA)

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