Tria rassicura gli Usa: “Debito Italia non è un rischio”

Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, in una foto d'archivio.
Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, in una foto d'archivio.(ANSA/AP Photo/Olivier Matthys)

WASHINGTON. – L’Italia non è un Paese a rischio. E anche il suo elevato debito pubblico non è oggi meno sostenibile rispetto al passato: Giovanni Tria – in missione negli Usa dopo aver toccato Londra, Mosca e Pechino – consegna un messaggio rassicurante anche nelle mani di istituzioni e investitori americani, pur non nascondendo le incertezze legate al deterioramento dell’economia mondiale e il pericolo di una nuova recessione dietro l’angolo: “Speriamo non arrivi”, sospira.

Sbarcato a Washington, dove incontra il segretario al Tesoro Steven Mnuchin e il capo degli economisti della Casa Bianca Kevin Hassett, il ministro dell’Economia mette innanzitutto in chiaro come “l’Italia vuole restare in Europa e nella moneta unica”, sgombrando subito il campo dai dubbi che anche Oltreoceano molti coltivano a proposito delle reali intenzioni del governo giallo-verde: “Noi vogliamo solo contribuire a cambiare l’Europa”.

Il ministro prova quindi a spiegare la filosofia che sta dietro alla finanziaria approvata dall’esecutivo, di cui all’estero spesso giunge solo l’eco delle polemiche. “Ora finalmente l’Italia può concentrarsi sulle azioni concrete da intraprendere per rivitalizzare la sua economia”, afferma in un intervento nell’affollata sala del Peterson Institute for International Economics, uno dei più prestigiosi think tank della capitale Usa.

Tria – come nei prossimi giorni farà nei suoi incontri a New York – sottolinea come la strategia del governo si basa su un principio di fondo: combinare la stabilità finanziaria con la stabilità sociale, un equilibrio non facile da realizzare ma necessario se si vuole promuovere davvero la crescita economica. La domanda pressante degli osservatori americani è però fatalmente legata a un fattore storico, al nodo dell’alto livello di indebitamento del nostro Paese, anche alla luce del monito di Mario Draghi secondo cui un Paese fortemente indebitato perde inevitabilmente parte della sua sovranità.

“Sono d’accordo – risponde Tria – perchè di devono chiedere più prestiti all’estero. Ma questo non significa che attualmente l’Italia corra dei rischi. Il nostro livello di debito, ereditato dal secolo scorso, non è meno sostenibile che in passato, e noi siamo determinati a ridurlo progressivamente. Anche se è un peso che rallenta la crescita dell’economia”.

L’andamento dell’economia è proprio l’elemento che crea più incertezza per il futuro. Secondo Tria però al momento le prospettive di un deterioramento non impattano né sui conti né sulla tenuta del sistema bancario. “Il peggioramento della situazione economica – spiega – non significa che dovremo intervenire di nuovo e fare una manovra correttiva, perché gli obiettivi di deficit fissati sono strutturali e non tengono conto dell’andamento del ciclo”.

Sul fronte della banche poi il ministro afferma di “non vedere problemi sistemici”: “Abbiamo solo avuto qualche problema isolato di gestione, ma la situazione patrimoniale dei nostri istituti è solida, e la discesa dello spread rafforzerà questa situazione”. Del resto – sottolinea Tria – il fattore spread in Italia è determinato solo da “una questione di fiducia”, ma “non c’è alcuna ragione economica che giustifichi questo livello”.

Intanto il Tesoro ha collocato Bot semestrali per 6,5 miliardi di euro con tassi crollati di nuovo in territorio negativo. Il rendimento sul titolo a sei mesi è sceso a -0,025% da 0,215% dell’asta precedente, segnando i minimi da aprile 2018. La domanda è stata pari a 1,82 volte l’importo offerto, in rialzo da 1,33 precedente.

“La manovra convince gli investitori sia italiani che stranieri”, ha affermato il vice-ministro Matteo Salvini commentando i risultati dell’asta.

(di Ugo Caltagiorone/ANSA)