L’ex boss di Starbucks pronto a sfidare Trump nel 2020

Starbucks Corp. CEO Howard Schultz durante la cerimonia di apertura di una nuova sede.
Starbucks Corp. CEO Howard Schultz durante la cerimonia di apertura di una nuova sede. (AP Photo/Kin Cheung)

NEW YORK. – Howard Schultz è pronto a sfidare Donald Trump. L’ex numero uno di Starbucks sta lavorando alla sua discesa in campo per le elezioni del 2020. Se deciderà di correre, lo farà come indipendente, per segnalare un cambiamento e una rottura anche rispetto al suo partito di “una vita”, quello democratico. Immediata la reazione del presidente americano: “Non ha il fegato”, twitta, aggiungendo sarcastico: “Mi auguro solo che Starbucks continui a pagare l’affitto nella Trump Tower”.

Con la possibile discesa in campo di Schultz cresce l’esercito degli aspiranti alla Casa Bianca, fatto soprattutto da democratici. Un esercito che – secondo indiscrezioni – potrebbe poter contare nuovamente anche su Hillary Clinton: dopo la cocente sconfitta del 2016, l’ex First Lady ed ex segretario di Stato non sarebbe convinta dall’idea di gettare la spugna. E ai suoi più stretti collaboratori avrebbe confessato di recente di non aver affatto chiuso la porta ad una sua ricandidatura nel 2020.

Intanto la senatrice democratica Kamala Harris dà il via alla sua campagna elettorale per le presidenziali: lo fa da Oakland, in California, davanti a 20.000 persone. “Possiamo realizzare i nostri sogni. Possiamo continuare a credere nel sogno americano. E possiamo tornare ad un’America che affonda le radici nei suoi valori e nella sua storia di uguaglianza e di libertà”, dice con un chiaro richiamo al ‘Yes we can’ e al ‘hope’ di Barack Obama. Harris non nomina Trump, ma il suo intero intervento è diretto a colpire l’inquilino della Casa Bianca.

E proprio la ferma opposizione a Trump è alla base della decisione di Schultz di scendere in campo. Il tycoon “non è qualificato per essere presidente”, spiega l’ex amministratore delegato di Starbucks prendendosi tre mesi prima di un annuncio definitivo. Tre mesi che trascorrerà in giro per gli Stati Uniti per presentare il suo libro e che gli offriranno l’occasione di entrare a contatto con gli americani.

Come Trump, anche Schultz è un miliardario, con decisamente più fondi a disposizione del presidente considerato il successo che ha avuto con la catena di caffetterie: quando ne ha assunto il controllo, Starbucks aveva sette punti vendita, ora ne ha 35.000. L’essere un paperone però potrebbe giocargli contro, così come potrebbe ridurre le sue chance di essere presidente il fatto di presentarsi come indipendente: pochi di coloro che hanno preso questa strada hanno avuto successo.

Ma Schultz vuole prendere le distanze da tutti e due i partiti americani, “impegnati più a proteggere le loro ideologie che a fare gli interessi degli americani”, dice. Con una fortuna stimata in 3,3 miliardi di dollari, Schultz non è l’unico tra i papabili miliardari che guardano alla Casa Bianca. Fra questi anche l’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg, che non ha ancora sciolto le riserve sulle sue intenzioni. Una lotta che si preannuncia quindi a suon di miliardi.

(di Serena Di Ronza/ANSA)