Reddito di Cittadinanza: anche i senzatetto lo vogliono, vulnus residenza

Senzatetto dorme per strada.
Senzatetto dorme per strada.

ROMA. – Sono tanti i senzatetto ed i clochard convinti che anche a loro spetterà il reddito di cittadinanza ma per chi non ha una residenza o un documento d’identità ciò potrebbe essere un ostacolo. E chi occupa strutture abbandonate ora rischia il doppio della pena, dai due ai quattro anni. A spiegarlo è Antonio Mumolo, un avvocato giuslavorista intervenuto ai microfoni de “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. Mumolo fa parte di ‘Avvocato di strada’, una rete di legali che si occupa delle persone in estrema difficoltà ed ha sottolineato le contraddizioni della nuova normativa.

“Da quello che ho letto del decreto finora – ha detto – è assolutamente possibile per i senzatetto richiedere il reddito di cittadinanza, con un enorme scoglio: da un lato potrebbero richiederlo perché non hanno reddito, ma se finiscono in strada perdono la residenza e la carta d’identità quindi non possono richiederlo. Bisogna quindi risolvere prima il problema della residenza per richiedere il sussidio. Il problema è già risolvibile perché la normativa sulla residenza c’è, ma c’è una forte resistenza da parte dei sindaci e c’è anche un rapporto con al povertà che non è univoco”.

Altra contraddizione per il legale è che “da una parte il governo fa il reddito di cittadinanza per sconfiggere la povertà, ma dall’altra le ultime norme del decreto sicurezza sembrano invece andare contro la povertà, perché per i clochard che occupano strutture abbandonate per proteggersi dal freddo, le pene sono state raddoppiate, si rischia da 2 a 4 anni di galera. E’ una pena enorme se consideriamo che per le lesioni personali la pena è da 1 a 3 anni”.

Poi c’è il reato di accattonaggio per chi chiede l’elemosina, “di cui – ha messo in evidenza l’avvocato – non se ne sentiva il bisogno perché già erano previste dalla legge pene per l’accattonaggio molesto e per lo sfruttamento di minori per l’accattonaggio. Queste norme sembrano quasi voler acuire questi problemi di povertà”.

Alle persone senza fissa dimora che hanno chiesto informazioni sul reddito di cittadinanza gli “Avvocati di strada” le indirizzano “verso i soggetti che possano seguirli in questa pratica. Stiamo lavorando – ha aggiunto – anche ad una soluzione alternativa: se i comuni insistono a non dare residenza a queste persone, gli devono comunque fornire tutti i servizi di welfare sulla base del domicilio. Ma questa è una situazione un po’ farraginosa, noi lavoreremo – ha concluso – per fargli ottenere la residenza e il reddito di cittadinanza”.

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