Pd, Calenda ai candidati: “Il mio manifesto alle primarie”

Nella foto Carlo Calenda, ex-ministro dello Sviluppo economico.
Nella foto Carlo Calenda, ex-ministro dello Sviluppo economico. (foto IPP/Mario Romano)

ROMA. – Carlo Calenda rilancia e suggerisce ai principali candidati alla leadership del Pd di portare il suo manifesto ‘Siamo europei’ ai gazebo delle primarie il 3 marzo. Maurizio Martina risponde sì e ripropone i suoi “volontari europei”; Nicola Zingaretti – che ha aderito al documento – per ora glissa e dà ragione a Romano Prodi, che ieri ha sferzato la sinistra. Roberto Giachetti invece attacca il governatore del Lazio, accusandolo di voler far rientrare i fuoriusciti di LeU nel Pd.

E a tre giorni dalla fine della prima fase del congresso impazzano ancora i dati ufficiosi. “Zingaretti mi ha chiesto di andare ai gazebo delle primarie”, twitta Calenda, che pur essendo iscritto Pd non voterà il 3 marzo perché i principali candidati hanno aderito al manifesto. “Ho fatto a lui, a Giachetti e a Martina una proposta: portiamo ai gazebo il 3 marzo il Manifesto ‘SiamoEuropei’ – aggiunge l’ex ministro -. Mobilitiamoci non solo per votare il segretario ma anche per una proposta unitaria per le europee”.

I confini della lista unica escludono Forza Italia a destra e LeU a sinistra, ma con quest’ultima, o settori di essa, Calenda dialoga (il governatore della Toscana Enrico Rossi ha firmato l’appello). “D’accordo con Carlo Calenda – risponde Martina -. Ai gazebo parta la nostra mobilitazione. Proponiamo ai cittadini di diventare insieme a noi volontari per la nuova Europa”.

L’ex reggente é alla Fca di Cassino contro l’ecotassa e respinge ancora una volta polemiche interne e guerra di cifre (in testa Zingaretti intorno al 50%, con scarti diversi dal rivale). Martina parla di ridiscutere il Jobs Act – un totem renziano – e apre a una nuova stagione di relazioni con i sindacati. Zingaretti, che le primarie le vuole più aperte possibile, di centrosinistra, risponde a Prodi, che ha accusato la sinistra (Pd in testa) di non avere né idee nè leader. “Dice parole crude, ma di verità – osserva -. Sono tornato alla politica dopo tanti anni di amministrazione e ho trovato molte macerie. Ora è tempo di ricostruire, di aprirsi”.

Giachetti non abbozza. “Sono le ferite che la nostra comunità ha dovuto subire per responsabilità di quelli che Zingaretti vuole far tornare”, dice riferendosi ai transfughi di Mdp finiti in LeU. Difende le riforme renziane, ma alcuni ex renziani starebbero cercando di convincere ad appoggiare Zingaretti anche Marco Minniti, per un breve periodo potenziale candidato della (fu) corrente.

(di Luca Laviola/ANSA)

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