Italiano convertito inneggiava a Jihad su WhatsApp

Guerra jihadista con lo smartphone. Jihad
Guerra jihadista con lo smartphone.

CATANIA. – Convertitosi in carcere all’Islam, con lo pseudonimo di Ahmed e fingendosi egiziano, faceva proselitismo su vari gruppi WhatsApp inneggiando alla Jihad. L’uomo, un disoccupato catanese di 32 anni, Giuseppe D’Ignoti, avrebbe inviato a più di 100 contatti in tutta Italia numerosi video ed immagini di gesta delle milizie dell’Isis, uccisioni e decapitazioni, incitando a “prendere un fucile o un coltello ed andare ad ammazzare qualcuno”.

L’indagine è stata condotta dalla sezione Antiterrorismo della Digos di Catania. L’italiano radicalizzato è stato raggiunto in carcere – dove è rinchiuso dall’ottobre del 2017 dopo una condanna per violenza sessuale nei confronti dell’ex convivente ucraina – da una nuova ordinanza di custodia cautelare per apologia del terrorismo mediante strumenti telematici ed istigazione ad arruolarsi in associazioni terroristiche, emesso dal Gip su richiesta della Procura etnea.

L’uomo era già stato condannato per violenza sessuale, lesioni e maltrattamenti nei confronti dell’ex moglie; aveva scontato la pena dal 2010 al 2015 nel carcere di Caltagirone, dove aveva conosciuto un marocchino, Aziz Sarrah, 31 anni, che lo aveva fatto convertire alla fede islamica. Quest’ultimo era stato poi rimpatriato perché trovato in possesso di un vessillo dell’Isis.

D’Ignoti, dopo essersi radicalizzato, aveva costretto la sua compagna ad indossare il velo ed a guardare immagini e video di esecuzioni di “infedeli”. La donna, dopo l’ennesima aggressione, era riuscita a fuggire. Dopo che la convivente l’aveva lasciato, l’uomo avrebbe manifestato ad un cittadino egiziano l’intenzione di trasferirsi nel Sinai, al confine con la Siria per andarsi ad “addestrare, sparare, ammazzare”.

Le indagini hanno preso avvio dalla segnalazione della figlia della convivente, rimasta in Lombardia dopo che la madre era andata ad abitare con D’Ignoti a Catania nel 2017 dopo averlo conosciuto su Facebook. Gli investigatori durante una conferenza stampa hanno sottolineato che per risalire ai destinatari dei messaggi si sono avvalsi delle informazioni di 45 uffici Digos italiani ma anche che “nessuno dei destinatari, pur manifestando disapprovazione per i messaggi, ha avvertito le forze dell’ordine”.

Tra i files che D’Ignoti aveva cancellato, la Polizia Postale ha recuperato anche quello relativa a Giulia Sergio, detta Fatima, la prima ragazza italiana che ha aderito alla Jihad trasferendosi nel 2015 in Siria, e che è stata condannata per terrorismo, e un video di fustigazione di donne sotto le leggi della Sharia.

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