Addio a Piedone Manfredini, la Roma piange suo bomber

"Piedone" Manfredini in azione durante una partita Roma-Juventus.
"Piedone" Manfredini in azione durante una partita Roma-Juventus.

ROMA. – Lo chiamavano ‘Piedone l’italiano’, molto prima che Bud Spencer portasse sul grande schermo il suo ‘Piedone l’africano’. E poco importa se Pedro Manfredini, uno dei più grandi bomber della storia della Roma, era argentino della provincia di Mendoza. ‘Piedone’ ha deciso di andarsene in un pomeriggio freddo e piovoso, mentre si avvicinava alle 84 primavere, proprio nello stesso mese in cui nacque la trasmissione radiofonica ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ (10 gennaio), che lo trasformò in leggenda.

Manfredini entrò nell’immaginario collettivo grazie alla voce illuminata e ritmata di Enrico Ameri, che interruppe – primo nella storia – un collega, per comunicare proprio il gol del bomber argentino al 35′ di Inter-Roma. Era il 10 gennaio 1960 e pochi giorni prima lo sport italiano aveva perso Fausto Coppi (2 gennaio).

In giallorosso, Pedro era arrivato nel 1959, dopo un blitz del presidente Augusto D’Arcangeli, che volò a maggio in America Latina per offrire al Racing 60 milioni, poi saliti a 78: il giocatore avrebbe firmato un contratto di 6 milioni all’anno per tre stagioni. A quel punto c’era da aggirare la norma che limitava l’impiego degli oriundi: Manfredini, infatti, era figlio di italiani, tuttavia la sua posizione restò in bilico.

Il Racing propose di retrodatare la caparra a novembre dell’anno prima, per aggirare il limite (nascita non prima del primo gennaio 1936) imposto dalla Figc per gli oriundi in vista della stagione 1959/60. D’Arcangeli prese tempo, da maggio la partenza di Manfredini cominciò a slittare e, quando finalmente il brasiliano Da Costa – altro oriundo in giallorosso – giocò la terza partita in Nazionale, diventando italiano a tutti gli effetti, la Roma chiuse l’operazione.

Manfredini sbarca in Italia e la leggenda di ‘Piedone’ nasce quasi per caso. Il fotografo Brunetti, al suo arrivo a Fiumicino, lo riprende col grandangolo mentre scende dell’aereo, facendo partire l’inquadratura dal piede con cui tocca il suolo. In primo piano appare un piede enorme e il cronista dell’epoca commenterà: “Ecco Piedone”.

In realtà, Manfredini possiede un 42 scarso, ma poco importa. Roma abbraccia il suo piedone che si ritaglierà un posto nella storia a suon di triplette (9), ma soprattutto un titolo di capocannoniere con 19 reti nel campionato ’62/63. Manfredini è stato protagonista di un’Italia godereccia, che cavalcava il boom economico. La città della Grande bellezza lo stregò al punto da non farlo più tornare in Argentina. ‘Piedone’ restò fra la gente che lo aveva amato di più fino ad andarsene in un pomeriggio triste, freddo e umido.

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