Allarme recessione, Conte esclude manovra bis: “Prematura”

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, interviene alla "Presentazione ufficiale del programma di Matera 2019" presso l'auditorium Cava del Sole.
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, interviene alla "Presentazione ufficiale del programma di Matera 2019" presso l'auditorium Cava del Sole. (Foto Ufficio Stampa Presidenza del Consiglio)

ROMA. – Nessun rischio recessione e, soprattutto, nessuna manovra bis in vista per scongiurare i rischi di una mancata ripresa della crescita: il premier Giuseppe Conte scende in campo per rassicurare gli italiani dopo l’allarme lanciato dalla Banca d’Italia. “E’ troppo presto” per ragionare su un’ipotesi di nuovo intervento sui conti pubblici per correggere i saldi a causa delle negative previsioni sul Pil ma, soprattutto, “noi preveniamo che possa accadere il peggio e ci siamo predisposti per tempo”.

Come dire la ‘manovra’ sul reddito di cittadinanza e quota 100 avrà i suoi effetti sulla crescita. “Noi le congiunture economiche non favorevoli le preveniamo e, come abbiamo dimostrato, le ereditiamo. Siamo operativi affinché questa Italia cresca e le indicazioni diventino tutte positive” rassicura il presidente del Consiglio da Matera, divenuta quasi il simbolo del nuovo Rinascimento.

“Siamo qui a Matera proprio per far ripartire l’Italia” dice. Conte sorride e rassicura mentre il vicepremier Luigi Di Maio mena fendenti contro i poteri forti che remano contro il governo del cambiamento. Primo tra tutti Bankitalia con i suoi dati, stigmatizza il vicepremier, sulla “ipotetica recessione” diffusi “guarda caso, il giorno dopo che abbiamo lanciato il reddito di cittadinanza e quota 100. Ma ormai ci siamo abituati…” dice in un video lanciato in rete per diffondere alcuni dati positivi sul lavoro provenienti dal Veneto.

“Grazie al Decreto Dignità, in Veneto, dove il Decreto Dignità era stato criticatissimo, sono aumentati i posti di lavoro e soprattutto stabili, facendo crollare quelli a tempo determinato” esulta il vicepremier con in mano di dati dell’Osservatorio di Veneto Lavoro che evidenziano nel 2018 un aumento di 25 mila unità sostenuta soprattutto dai rapporti a tempo indeterminato e in apprendistato (in totale +30.700) a fronte di una contrazione del lavoro a termine (-5.400).

Dati che il Pd contesta con il segretario veneto Alessandro Bisato che sostiene: “l’aumento è soprattutto nella prima parte dell’anno, con l’effetto della precedente normativa, non certo del decreto Dignità”. Un attacco che arriva dopo le contestazioni dem sul reddito di cittadinanza e sull’annunciato progetto di referendum che manda su tutte le furie Di Maio che se la prende anche con Giorgia Meloni. “Sono sicuro che il Pci e l’Msi avrebbero sostenuto il reddito e voi che ne siete gli infelici eredi state qui a fare il tifo per lo spread e per Confindustria”.

La sindrome dei poteri forti che remano contro il governo del cambiamento inizia a diffondersi tra i 5 Stelle che reagiscono con forza e non solo contro Bankitalia ma anche contro gli industriali che hanno chiesto di “aprire i cantieri” contro il rischio recessione e di manovra correttiva.

“Se Confindustria vuole fare il mestiere che le compete bene; se invece vuole fare politica la faccia pure ma, se così fosse, le imprese di Stato e le partecipate devono smettere di finanziarla. Poi voglio vedere come fanno a fare i liberali, senza tutti quei soldi” avverte il sottosegretario Stefano Buffagni.

Lo scontro è a tutto campo mentre i 5 Stelle affilano le armi contro le opposizioni che chiedono di “cambiare rotta” come incita il Pd, o di ascoltare il “campanello d’allarme” della Banca d’Italia come fa Leu o con Fi che attraverso Renato Brunetta ironizza “sull’alba del nuovo boom economico”.

Anche il sindacato scende in campo: “La recessione ormai non è più uno spauracchio, ma può diventare una terribile realtà” avverte la segretaria della Cisl Annamaria Furlan. Giorgia Meloni provoca: “Di Maio ci definisce amici delle banche? Vediamo come vota il M5s sulla nostra proposta di legge per la nazionalizzazione della Banca d’Italia”.

(di Francesca Chiri/ANSA)

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