Rischio manovra bis, per M5s e Lega è tabù fino a maggio

Governo: Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Manovra
Governo: Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Matteo Salvini.

ROMA. – Prima le europee. Non c’è altra parola d’ordine, d’ora in avanti, per M5s e Lega. Il giorno dopo il varo delle misure di bandiera, arriva la gelata di Bankitalia che lancia l’allarme di una recessione tecnica già a fine 2018. Ma di una manovra correttiva, per far quadrare i conti a fronte di un calo della crescita, gli azionisti del governo non vogliono sentire parlare. Impossibile escluderla.

Anzi, fonti qualificate di maggioranza a taccuini chiusi la definiscono “sicura”. Ma almeno fino al voto di fine maggio, spiegano da Lega e M5s, è un tabù. Ora tutte le energie sono concentrate per far arrivare reddito di cittadinanza e pensioni ad aprile. M5s aggiunge nel paniere elettorale anche il tema delle riforme e del taglio ai costi della politica. Mentre la Lega spinge sulla legittima difesa e, per colmare lo scontento del Nord per le misure M5s, sull’autonomia: se non si fa prima delle europee, ha detto il governatore Attilio Fontana, l’esecutivo rischia.

A impensierire gli alleati di governo, come mina per l’economia e anche per il consenso, sono in particolare i dossier bancari, tanto che Matteo Salvini – favorevole a un intervento per Mps – ha attaccato la Bce per i vincoli che pone. La prossima settimana, spiegano fonti di governo che seguono il tema, inizierà una serie di “consultazioni” con tutti i soggetti coinvolti, per decidere come agire.

Anche in questo caso, con la massima attenzione, soprattutto del M5s, a non far passare l’intervento come un ‘aiuto ai banchieri’: Luigi Di Maio, dopo l’allarme recessione, torna ad attaccare Bankitalia sulla mancata vigilanza bancaria e pone l’istituzione della commissione d’inchiesta in cima alle priorità pentastellate.

Quanto alla Consob, altro nodo irrisolto, ferma la linea di sostegno a Marcello Minenna, nel governo si starebbero sondando altri profili di altri livelli, che possano superare il no dei Cinque stelle e convincere il Quirinale. Tra i ‘papabili’, dice una fonte, ci sarebbe un economista di alto livello che attualmente lavora negli Stati Uniti.

Mentre Di Maio e Salvini salgono sulle barricate della campagna elettorale (in giornata sono entrambi a Rigopiano, ma in due momenti diversi), il premier Giuseppe Conte prosegue il suo lavoro di mediazione. E convoca a Palazzo Chigi i sindacati, che saranno in piazza il 9 febbraio. Sul decretone, la riforma fiscale e il Sud, il premier conferma disponibilità a creare occasioni di confronto e ascolto.

Al centro dell’azione del governo – come leva per spingere l’economia e, ha spiegato Tria, evitare stagnazione o recessione – restano gli investimenti, per i quali Conte garantisce più efficienza di spesa. Poi illustra l’azione del governo su semplificazioni, appalti e Sud. Annuncia una “più decisa e organica” riforma fiscale. “Non blocchiamo ma miglioriamo il Paese”, dice ai segretari confederali. Ma sul decretone serpeggia malumore – e anche allarme – nelle fila del M5s, per l’ostentato distacco di Salvini sul reddito di cittadinanza.

Il testo, a 24 ore dal Cdm, è ancora oggetto di un’opera di cesello da parte degli uffici e della Ragioneria. Ma i leghisti già annunciano poche, mirate, proposte di modifica in Parlamento sul reddito, sui disabili ma non solo. C’è chi scommette che la misura non arriverà nei tempi annunciati. Ma dal M5s, che la settimana prossima dovrebbe tenere un evento sul tema con tutti i ‘big’, assicurano che si farà in tempo: i problemi maggiori – ribattono – sono su quota 100.

Schermaglie, per ora. Ma staccare gli assegni per le due misure ad aprile per i leader è imperativo categorico. Rinviare, osserva qualcuno, farebbe risparmiare – e magari evitare una manovra bis – ma alle europee serve il vento in poppa delle promesse mantenute.

(di Serenella Mattera/ANSA)