Occupazione Eurozona migliora, solo l’Italia in calo

Operai al lavoro in una trivella. Occupazione
Operai al lavoro in una trivella.

PARIGI. – Italia controcorrente sul lavoro. Secondo le ultime rivelazioni dell’Ocse, il tasso di occupazione del nostro Paese è tornato a scendere nel terzo trimestre del 2018, in controtendenza rispetto a tutti gli altri Stati membri dell’eurozona dove invece è rimasto stabile oppure è migliorato. Un brutto arresto per l’Italia, dopo il calo del Pil e l’evocato rischio di recessione.

Secondo l’Ocse, il tasso di occupazione del nostro Paese – vale a dire la quota di persone in età attiva che hanno un posto di lavoro – è calato di 0,2 punti percentuali tra il mese di luglio e il mese di settembre 2018, fermandosi al 58,6%, dopo un aumento di 0,6 punti nel trimestre precedente. Nell’eurozona è invece continuato a migliorare, a 67,4% (+0,2 punti), con picchi di 0,5 punti o più in Belgio, Lettonia, Paesi Bassi, Repubblica slovacca e Lituania.

Confermata dall’Ocse dopo la nota Flash dell’Istat del 12 dicembre, la contrazione del numero di occupati nel terzo trimestre 2018 segna un’inedita inversione di tendenza per l’Italia: è dal 2015 che non si registrava una flessione. A dicembre, anche l’Istat segnalava un andamento negativo del mercato del lavoro, con una contrazione dello 0,2% nel terzo trimestre e un taglio di 52 mila unità. A calare è soprattutto il lavoro stabile, quello a tempo indeterminato.

Dati Ocse negativi anche per i giovani. Nel terzo trimestre, il tasso di occupazione della fascia 15-24 anni è sceso al 17,3%, il più basso di tutti dopo la Grecia (14%). Nel nostro Paese, l’occupazione giovanile non ha smesso di peggiorare lungo tutto il corso del 2018: dal 17,8 del primo trimestre, al 17,6 del secondo al 17,3 del terzo.

Migliora invece l’occupazione degli anziani (55-64 anni): dal 53,4 del primo trimestre, al 53,8 del secondo, al 53,9 del terzo trimestre. Fuori dalla zona euro, l’occupazione aumenta (fino a 0,3 punti percentuali) in Canada, Giappone, Turchia e Stati Uniti. In Messico, l’indicatore è rimasto stabile, mentre è sceso, tra l’altro, in Danimarca e Regno Unito (-0,2%). Nell’insieme della zona Ocse il dato è migliorato di 0,1 punti, a 68,4%.

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