M5S e Lega, battaglia sull’ambiente. Nodo Tav a summit

La manifestazione pro- TAV in piazza Castello a Torino.
La manifestazione pro-TAV in piazza Castello a Torino. (ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO)

ROMA. – Una messa a punto su reddito di cittadinanza e quota 100 ma anche un confronto per tentare di diradare il nodo della Tav. Il premier Giuseppe Conte e i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini si ritroveranno allo stesso tavolo, a Palazzo Chigi, come nei burrascosi giorni della manovra. L’atmosfera, in queste ore, è di calma apparente ma il rischio tempesta è dietro l’angolo: non tanto sulle coperture al decretone, sulle quali il “tira e molla” tra Lega e M5S non si è ancora del tutto attenuato, ma anche sul dossier ambiente, dove Movimento e Carroccio parlano da giorni due lingue diverse. Un dossier che nasconde il “nodo dei nodi”, quello della Torino-Lione.

Ai vicepremier toccherà anche smuovere le acque sul dossier Consob. La candidatura di Marcello Minenna, caldeggiata dal M5S (soprattutto da una sua parte) si scontra con i tre ricorsi presentati al Tar del Lazio contro l’avanzamento di carriera dell’ex assessore capitolino. Si riparte ora più o meno da zero e, a testimonianza dello stallo, sembra che il nodo Consob non verrà sciolto neppure al Cdm chiamato a varare il decretone.

Cdm sul quale fino a sera è regnata la nebbia. Nel pomeriggio fonti governative davano come possibile D-day venerdì, probabilmente la mattina. In serata, tuttavia, fonti di Palazzo Chigi hanno confermato il “timing” iniziale: il via libera al decretone arriverà domani. Resta invariato, quindi l’orientamento giallo-verde: “inviare” il ministro del Tesoro Giovanni Tria all’Ecofin e all’Eurogruppo della prossima settimana con il decretone in campo ma comunque suscettibile di modifiche in Parlamento.

Nel frattempo, la campagna parallela di M5S e Lega prosegue, questa volta sul fronte ambientale. Tema che va, dalle trivelle alla “dorsale del metano” in Sardegna e che unisce, sulla medesima posizione, le diverse anime pentastellate.

L’affondo di Salvini dalla Sardegna (“Non si può dire no al carbone, no al petrolio, no al metano, no alle trivelle, con i soli No non si campa”) innesca infatti la reazione del M5S, che da Roberto Fico a Manlio Di Stefano lanciano l’antica battaglia su rinnovabili e energia pulita, marcando un fossato con tutto il centrodestra, Lega compresa.

Ed è una battaglia che ha una sua proiezione immediata in commissione Ambiente al Senato, dove il nome proposto dal M5S per la presidenza del Parco del Circeo, Andrea Ricciardi, viene bocciato dalle opposizioni e dalla Lega. “Non è stato condiviso il metodo”, ha spiegato subito dopo la Lega che punterebbe a “prendere” almeno la metà delle presidenze dei parchi italiani rimaste vacanti. Il M5S, tuttavia, potrebbe riproporre Ricciardi per il Circeo.

“Non accettiamo diktat su persone non adeguate”, è il messaggio inviato dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa all’alleato. Scintille risolvibili con un faccia a faccia tra leader ma che hanno, alle spalle, il grande nodo della Tav. Anche perché l’idea di un’opera low-cost, come possibile terreno di mediazione, continua a non convincere il M5S perché non elimina il problema numero uno per il suo elettorato: il tunnel della Val Susa. Il No all’opera “è una battaglia fondativa” del M5S, ricorda Fico.

(di Michele Esposito/ANSA)

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