Fatturato e ordini dell’industria segnano il passo

Vista attraverso un tubo: operai al lavoro. Produzione
Vista attraverso un tubo: operai al lavoro.

ROMA. – Dopo il crollo della produzione dell’industria, a novembre 2018, l’Istat registra una tendenza al “progressivo rallentamento” del fatturato e degli ordinativi e una frenata dei prezzi, nei dati definitivi di dicembre. L’inflazione, nel 2018, si ferma così a un tasso dell’1,2%, lo stesso del 2017. Quanto al fatturato, l’indice corretto aumenta dello 0,6% a novembre, rispetto al 2017.

E’ il risultato peggiore da oltre due anni, a partire da ottobre 2016. Rispetto a ottobre, c’è un aumento dello 0,1% solo grazie al comparto energia, al netto del quale cala dello 0,2%. Gli ordini diminuiscono dello 0,2% sul mese e, in maniera più marcata sull’anno (-2%) affossati dalla debolezza della domanda interna.

Il mercato nazionale risulta in flessione del 4,4% su base annua, mentre quello estero cresce dell’1,4%, per gli ordini, e, anche per il fatturato, è la componente interna a mancare all’appello (-2,5% su anno). Soffrono più di tutti due settori bandiera del made in Italy: il farmaceutico per le vendite (-9,7% su anno) e i mezzi di trasporto per gli ordini (-11,2%).

Tutti segni meno colpiscono, poi, l’industria degli autoveicoli che perde il 9,3% del fatturato da novembre 2017 e il 14% degli ordini. Mentre il giro d’affari del coke e dei prodotti petroliferi raffinati aumenta del 13,5% e gli ordini di apparecchiature elettriche del 27,4%.

Tra i grandi raggruppamenti di industrie, il fatturato segna un aumento congiunturale dell’1,9% per i beni strumentali e una riduzione dell’1% per i beni di consumo e per quelli intermedi. Ancora una volta, le vendite di beni di consumo arrancano, nonostante i loro prezzi siano in frenata, alla fine dell’anno.

L’Istat conferma le stime preliminari del tasso di inflazione, che cala all’1,1% a dicembre, dall’1,6% del mese precedente. L’istituto abbassa, invece, il dato sul cosiddetto “carrello della spesa” con i beni alimentari per la cura della casa e della persona, che dal +0,9% di novembre passa a +0,7% (era 0,8%).

Nell’intero 2018, i prezzi sono congelati allo stesso tasso del 2017, ma non per le famiglie meno abbienti, per le quali l’inflazione aumenta. Un’analisi Istat mostra, infatti, che per il 20% delle famiglie con minore capacità di spesa, i rincari salgono fino all’1,5% nel 2018 (erano +1,4% nel 2017). Al contrario, per il 20% delle famiglie a maggiore spesa, scendono a +1,1% da +1,3%.

Questa differenza è dovuta, soprattutto, al peso maggiore, sul bilancio delle famiglie meno abbienti, dei rincari dei beni e dell’energia. Quelle più ricche, invece, beneficiano di più del rallentamento dei prezzi dei servizi e dei trasporti. I dati Istat allarmano le associazioni dei consumatori.

Il Codacons stima che l’inflazione comporti una batosta per le famiglie che va da 97 euro in Basilicata a 597 in Trentino. E l’Unc calcola che l’industria, rispetto a prima della crisi, nel 2007, deve recuperare il 31,7% del fatturato, “serviranno secoli”, prevede.

(di Chiara Munafò/ANSA)

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