Lega e M5S per Carige “di Stato”. Tria: “Meglio soluzione di mercato”

Luigi Di Maio e Giovanni Tria. Carige
Luigi Di Maio e Giovanni Tria.

MILANO. – Lega e M5S sono pronti a fare di Carige una “banca di Stato” nel caso in cui fallisse il salvataggio privato e il governo attivasse la ricapitalizzazione precauzionale. E che la nazionalizzazione della cassa genovese sia “una possibilità concreta” lo conferma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. “L’obiettivo è salvarla sotto lo Stato. Se ci saranno utili ci guadagnerà lo Stato”, afferma il vice premier Matteo Salvini.

“Se mai lo Stato dovrà mettere i soldi in Carige sarà per farla diventare una banca di Stato”, incalza Di Maio, che intende usare Carige “per dare crediti alle imprese in difficoltà, alle piccole e medie imprese, per migliorare i mutui alle famiglie, per aiutare di più i giovani a diventare indipendenti, ad andare via di casa”. “Non ho nessun problema – aggiunge – a pensare alla banca dello Stato”.

Se il ritorno dello Stato banchiere – peraltro il Tesoro è già azionista di maggioranza di Mps dopo il salvataggio del 2017 – non preoccupa Salvini e Di Maio, di diversa opinione è il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che al question time alla Camera giudica “preferibile” una soluzione di mercato. Come pure per il lavoro di risanamento dei commissari straordinari tifano Bce e Bankitalia, auspicando che il ‘bubbone’ Carige possa sanato con la cessione a una banca più solida.

“Il governo è pronto a realizzare quanto necessario e con le modalità più opportune per la salvaguardia dei risparmiatori e del tessuto economico di riferimento in coerenza con il quadro normativo europeo” ha affermato Tria, secondo cui al momento “non è possibile stabilire” se sarà necessario l’intervento pubblico. Peraltro, ricorda il Ministro, l’ingresso sarebbe “a termine” in quanto la quota andrà ceduta nei tempi fissati dalla Ue. E non è detto che l’erario debba guadagnarci: la quota di Mef in Mps, che deve essere venduta entro il 2021, vale in Borsa 4,2 miliardi in meno di quanti ce ne mise il governo Gentiloni.

Anche a Genova si crede nella possibilità di salvare Carige senza soldi pubblici, evitando un intervento che potrebbe costare fino a 1,3 miliardi tra garanzia pubblica su 3 miliardi di bond e acquisto di azioni per 1 miliardo. La ricapitalizzazione “non è sul tavolo, non è necessaria” ha assicurato il commissario Pietro Modiano, che il 26 febbraio presenterà un piano di rilancio finalizzato a trovare un partner per Carige.

Ma la bufera politica per un intervento fotocopia a quello del 2016 su Mps, oggetto degli strali di M5S e Lega, spinge al contrattacco Di Maio, che aveva promesso di non mettere un euro sulle banche. Ai commissari – che rispondono alla Bce – verrà chiesto di promuovere “l’azione di responsabilità” verso gli ex manager e di fornire “l’elenco dei debitori” per “sapere chi sono i De Benedetti di Carige”, accusa il vice premier rivangando i debiti verso Mps di Sorgenia, ai tempi in cui gravitava nell’orbita dell’editore di Repubblica “amico del Pd”.

(di Paolo Algisi/ANSA)