Di Maio e Salvini, parte “gara” su misure in vista delle Europee

Rottura: I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. M5s e Lega. Roma
I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini

ROMA. – Il 4 e 5 gennaio Matteo Salvini. Il 5 e il 6 Luigi Di Maio. Entrambi in Abruzzo, simbolico punto di partenza di un inverno all’insegna della campagna elettorale permanente. Il 10 febbraio in Abruzzo si vota alle Regionali e, per la prima volta da quando sono alleati di governo, M5S e Lega saranno avversari. Lo saranno ancora, qualche settimana dopo, in Sardegna e, soprattutto a fine maggio, in occasione di una tornata delle Europee destinata ad essere cruciale anche per gli equilibri dell’esecutivo.

E’ in vista di quest’ultimo appuntamento che i due vicepremier hanno preparato una strategia fatta innanzitutto di misure simbolo. Tagli agli stipendi dei parlamentari, legge sull’acqua pubblica, riforme costituzionali per il M5S. Legittima difesa, flat tax allargata, autonomie per la Lega. Sarà, innanzitutto, una gara di tempi. Entrambi i vicepremier premono per avere una priorità cronologica sulle proprie misure bandiera, al di là del reddito di cittadinanza e di quota 100 che, per non concedere primazie a nessuno dei due vicepremier , finiranno in un unico decreto.

Già a gennaio, spiegano fonti parlamentari del M5S, il Movimento punta a portare il prima possibile a casa un provvedimento sui tagli agli stipendi dei parlamentari e la legge sull’acqua, molto cara all’ala ortodossa. Proprio Roberto Fico, a 24 ore dall’annuncio di Di Maio e Di Battista, sembra quasi puntualizzare che, in fatto di risparmi, il presidente della Camera è una spanna avanti. “Rispetto al 2018 risparmieremo 10,4 milioni e non mi fermo”, sottolinea Fico su Facebook annunciando l’entrata in vigore, da ieri, del taglio ai vitalizi degli ex parlamentari.

Salvini difficilmente accetterà uno slittamento della legittima difesa. La sua campagna sarà segnata da temi securitari. Lo scontro con i sindaci che rifiutano l’applicazione del dl sicurezza è in fondo pane per i suoi denti. Per riconquistare gli imprenditori del Nord, a dir poco freddini dopo la manovra, il leader leghista pigerà l’acceleratore sulla riduzione delle tasse, a cominciare dalla flat tax, e sulla semplificazione legislativa, materia in cui con il M5S c’è pieno accordo.

Molto più incerto, invece, si profila il rapporto a distanza tra il ministro dell’Interno e Di Battista, il “jolly” sul quale il Movimento punta per risalire nei sondaggi. L’ex parlamentare e Di Maio, dopo tre giorni insieme sulle Dolomiti trentine, si saluteranno. A più di un pentastellato sarebbe piaciuto un Di Battista candidato alle Europee ma, a meno di colpi di scena, non sarà così. Il “frontman” del M5S tornerà a infiammare le piazze da qui fino a maggio, sfruttando il suo ruolo da outsider anche per piazzare qui e lì frecciate alla narrazione leghista.

Di Maio, che potrebbe presto tornare a Bruxelles, punterà sui temi più cari ai militanti – ambiente, innovazione, tagli agli sprechi – e sull’alleanza “post-ideologica” in Europa con una serie di partiti minori e di recente fondazione. Partiti con cui Di Maio mira a creare un gruppo ex novo all’interno del Parlamento Ue. Possibile che, per le Europee, Di Maio ricorra anche a figure esterne come per il 4 marzo. La scelta delle candidature, tuttavia, dovrà essere più rigida.

Il dissenso interno di queste settimane, al di là dell’ala ortodossa, si alimenta soprattutto tra i neo-eletti agli uninominali, obiettivo, tra l’altro, delle sirene di FI. Anche per questo i vertici del M5S, si spiega, saranno “durissimi” con i dissidenti. Le espulsioni di Gregorio De Falco e Saverio De Bonis, in questo senso, sono state una sorta di avvertimento esemplare. E le proteste a mezzo stampa di Paola Nugnes, si sottolinea, non sortiranno alcun effetto. Da qui a maggio Di Maio vuole una “testuggine romana” che non abbia crepe. E che non mostri, agli occhi di Salvini e dei militanti, un Movimento-groviera dove ognuno va per conto suo.

(Di Michele Esposito/ANSA)

Lascia un commento