Iraq e shutdown, fine anno senza pace per Trump

Donald Trump e la first lady Melania Trump alla base militare Al Asad in Iraq
Donald Trump e la first lady Melania Trump alla base militare Al Asad in Iraq (AP Photo/Andrew Harnik)

WASHINGTON. – Non c’è pace per Donald Trump, il cui viaggio a sorpresa in Iraq insieme alla first lady Melania – la sua prima visita alle truppe Usa da quando è presidente – ha provocato nuove polemiche che vanno ad aggiungersi alle tensioni col Congresso sullo shutdown.

L’accordo per sbloccare l’impasse che oramai da sei giorni paralizza una parte dell’amministrazione federale, rimasta senza fondi, sembra per ora una chimera. Una situazione che contribuisce al clima di incertezza che continua a rendere Wall Street più volatile che mai. E mentre deputati e senatori si ritrovano a Capitol Hill dopo la pausa natalizia, l’accordo sembra ancora lontano: da una parte il tycoon non molla sulla sua richiesta di 5 miliardi di dollari per finanziare la costruzione del muro al confine col Messico, dall’altra i democratici che hanno poco interesse al compromesso pensano già quando ai primi di gennaio si insedierà il nuovo Congresso e avranno la maggioranza alla Camera.

Il risultato è che almeno 9 dipartimenti federali e diverse agenzie governative restano di fatto chiusi, con l’impossibilità di pagare anche gli stipendi e con le amministrazioni locali costrette a sopperire con proprie risorse alla paralisi di servizi come la raccolta dei rifiuti. “Il muro serve per fermare i trafficanti di droga e di esseri umani”, ha twittato il presidente americano di ritorno dall’Iraq, un concetto che aveva ripetuto anche davanti ai militari Usa nella base militare di al-Asad, denunciando ancora una volta una emergenza sul fronte della sicurezza nazionale.

Ma a far discutere dopo la visita lampo in Iraq è ancora la mancanza di una strategia complessiva dell’amministrazione Trump sul fronte dello schieramento delle truppe Usa sullo scacchiere internazionale. Con un fronte bipartisan che, soprattutto dopo l’addio polemico del capo del Pentagono James Mattis, definisce la decisione del ritiro dalla Siria come atto “irresponsabile”.

Polemica anche per le parole pronunciare dal tycoon nella base di al-Asad quando si è attribuito il merito di aver alzato per la prima volta in più di dieci anni il salario dei militari. Un’affermazione che – come sottolineano diversi media – non corrisponde al vero: le paghe infatti hanno subito un incremento costante, anno dopo anno, da decenni, e sono aumentate nel 2018 del 2,4% e cresceranno nel 2019 del 2,6%.

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