Allarme Upb, manovra recessiva. Dietrofront sul no profit

Giovanni Tria, ministro dell'Economia e delle Finanze. Iva
Giovanni Tria, ministro dell'Economia e delle Finanze. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – Manovra vicina all’ultimo giro di boa, ma sempre nel caos: a cinque giorni dall’esercizio provvisorio si registrano opposizioni sulle barricate a Montecitorio ed ennesima bocciatura dell’Upb, con il ministro Tria che difende una impostazione che ha invece consentito di “evitare una procedura di infrazione disastrosa” e assicura l’impegno a bloccare i maxiaumenti Iva messi come garanzia per spuntare l’accordo con Bruxelles, il “migliore possibile”.

La maggioranza intanto già si prepara alla retromarcia su quella che è stata ribattezzata ‘tassa sul volontariato’, il raddoppio dell’Ires per gli enti non commerciali che ha messo in allarme tutto il mondo del no profit, trovando sostegno dai sindaci al Vaticano. Correggere, e il prima possibile, è l’intenzione ripetuta ‘in batteria’ dal capo del governo, Giuseppe Conte, e dai suoi vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, mentre nelle stesse ore parando gli attacchi in commissione Laura Castelli ancora difendeva la misura, che “colpisce solo chi fa profitto”.

La ratio della norma, che cancella l’agevolazione Ires per enti benefici e di assistenza sociale, ma anche fondazioni, accademie e pure gli istituti autonomi per le case popolari, era quella di colpire “il finto volontariato”, i “furbetti”, si affannano a dire Di Maio e Salvini, dopo le proteste dell’intero mondo del volontariato, a partire dai frati di Assisi citati poi anche dal leader M5S, e la ‘strigliata’ arrivata direttamente dal capo dei vescovi, il cardinale Gualtiero Bassetti.

Un intento che andrà mantenuto, evitando però di incidere sulle tante realtà del sociale che “vengono trattate fiscalmente come i falchi speculatori di Wall Street”, come denuncia anche l’Anci. Per calibrare meglio l’intervento, come ha detto Conte, andrà trovato quasi mezzo miliardo in un triennio, quanto valeva il passaggio dal 12 al 24% dell’aliquota per il Terso Settore.

Il ‘caso Ires’ è solo uno dei temi che agita i lavori della commissione Bilancio. Prima c’è un ‘caso’ diretta web, chiesta dalle opposizioni e negata perché impedita “dal regolamento”, e poi un nuovo ‘caso Tria’. Una audizione del ministro, richiesta a gran voce viene prima negata dal Mef, e poi messa in agenda per la tarda sera.

Tria, che spiega di soffrire di una leggera influenza dopo aver fatto il vaccino (ricevendo gli applausi Pd), parla per la prima volta dopo l’accordo con Bruxelles, e difende a spada tratta una manovra che punta a uscire “dalla trappola della bassa crescita” e che resta intatta nei suoi fondamentali, reddito di cittadinanza e quota 100 che arriveranno a gennaio con un po’ meno risorse ma senza ridurre platea e portata delle misure, anche grazie ad accorgimenti come il divieto di cumulo e la finestra “di 9 mesi” per gli statali nel caso del pensionamento anticipato. Non è vero, peraltro, che si riducono gli investimenti, sostiene il ministro, ribattendo alla sfilza di rilievi dell’Upb.

L’authority sui conti guidata da Giuseppe Pisauro vede ancora il Paese su un “crinale pericoloso”, con il rischio recessione alle porte. E la manovra è meno espansiva di quanto annunciato. Anzi, rischia di essere recessiva nei prossimi anni, nel 2020 e 21 quando ci saranno anche da evitare i maxiaumenti Iva che, se sminati, peseranno comunque sul debito, osservato speciale anche dalla Bce.

I margini di intervento per i deputati, comunque, sono nulli: il governo ha intenzione di porre la fiducia sul testo già domani per chiudere definitivamente sabato in nottata o al più tardi domenica. Un solo giorno prima di essere fuori tempo massimo.

Le opposizioni restano sulle barricate: il Pd domani depositerà un ricorso alla Corte Costituzionale. Mentre Forza Italia ha chiesto un incontro direttamente a Sergio Mattarella, che, a esame ancora in corso non sembra intenzionato a intervenire. I dem intanto preparano anche un sit-in per sabato davanti a Montecitorio, mentre domani sarà la volta dei pensionati in piazza contro il blocco dell’indicizzazione.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)