Violenza e razzismo, il Natale nero della serie A

La curva dell'Inter durante la partita Inter-Napoli. Razzismo
La curva dell'Inter durante la partita Inter-Napoli. ANSA/MATTEO BAZZI

ROMA. – Razzismo e violenza, vittime e arresti. Non erano certo queste le aspettative per il primo Natale in campo della serie A, un cambio di rotta rispetto alla tradizione che ha convinto gli appassionati, attirandoli in massa negli stadi, ma che ha riservato il peggio per quello che doveva essere il suo momento clou, la supersfida di San Siro tra Inter e Napoli.

Prima del calcio d’inizio, l’agguato ad un van di tifosi ospiti diretti al Meazza ha provocato gravi incidenti. Quattro napoletani feriti e tre tifosi dell’Inter arrestati, sei indagati, ma l’esito più tragico è arrivato stamattina: la morte in ospedale di uno dei presunti assalitori, Daniele Belardinelli, di 39 anni, investito da un’auto e non da un van di tifosi napoletani come sembrava in primo tempo. Ed è caccia al conducente del veicolo, un suv, che si è allontanato subito.

A dramma già consumato, allo stadio si sono aggiunti gli ululati razzisti contro Koulibaly del Napoli, che hanno avvelenato l’incontro. Sotto l’albero, il calcio ritrova il peggiore dei propri incubi, deve riprendere la lotta contro avversari mai davvero debellati, ma per ora non si ferma: sabato si gioca, ha deciso il n.1 della Figc, Gabriele Gravina, dopo aver sentito governo, Coni e Lega di A.

I primi provvedimenti, emessi dal giudice sportivo, colpiscono l’Inter, con due giornate a porte chiuse e una terza vietata ai soli tifosi della curva per i cori contro Koulibaly, ma anche il Napoli, che dovrà rinunciare per due turni al suo difensore.

Lavora intanto a pieno regime la macchina delle indagini a Milano, dove sono già stati fatti alcuni arresti per l’assalto di un centinaio di ultrà di Inter, Varese e Nizza al gruppo di supporter napoletani. “Un’azione squadristica ignobile” la definisce il Questore, Marcello Cardona, un passato da arbitro in serie A, che ha chiesto lo stop delle trasferte per i tifosi interisti per tutta la stagione e la chiusura della curva fino al 31 marzo.

Il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, annuncia che a inizio anno convocherà i club di A e B e i responsabili dei tifosi di tutta Italia per “vedere di fare quello che non sono riusciti a fare altri”. E sul mancato stop alla partita per i cori razzisti dice “non faccio l’arbitro, spetta a lui…”, anche se in realtà la decisione è del responsabile dell’ordine pubblico: “a 5′ dalla fine si sono ripetuti i cori, ma a quel punto era rischioso sospendere e far uscire tutto lo stadio”, ha raccontato Cardona.

Gli fa eco il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, che chiede al calcio “un’inversione di rotta”, di “programmare a mezzogiorno e non la sera le gare a rischio e di chiudere le curve” piuttosto che sospendere le gare, con i problemi di evacuazione degli stadi.

La Figc, invece, la vede per ora in modo diverso dato che Gravina intende far varare dal prossimo consiglio federale norme che facilitino la sospensione delle partite in caso di cori razzisti. Insomma, ci sarà da lavorare per trovare un comune denominatore, visto che la questione sul mancato stop alla gara di ieri vede su due fronti opposti anche il procuratore federale, Giuseppe Pecoraro, e il capo degli arbitri, Marcello Nicchi.

Il n.1 della federcalcio richiama però all’ordine anche i dirigenti delle squadre. Riferendosi alle frasi del patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, sull’arbitro Mazzoleni che hanno creato tensioni sulla partita di San Siro, Gravina tuona: “Non accetteremo più dichiarazioni a tutela di interessi di parte. L’arbitro ieri ha preso tutte le decisioni giuste. Non gli si può fare alcun tipo di rimprovero. Ma certe dichiarazioni dei giorni precedenti avevano provocato un certo clima”.

Ne ha fatto forse le spese anche Koulibaly, che ha ricevuto già le scuse del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a nome della città, con l’impegno come tifoso nerazzurro di lasciare lo stadio ogni volta che sentirà dei buu razzisti. Tanti i messaggi di solidarietà, dagli interisti Asamoah e Keita, fino a Cristiano Ronaldo. “L’Italia non è razzista, ma è arrivato il momento che il calcio si fermi”, dichiara Gattuso.

Restano comunque l’amarezza, il dolore, ben espressi dal presidente della Lega serie A: “Non è più accettabile che violenza, morte e razzismo siano tutto quello che sarà ricordato di una giornata di festa sportiva”.