Usa in shutdown, migliaia di dipendenti senza stipendio

Usa in shutdown, migliaia di dipendenti senza stipendio
Usa in shutdown, migliaia di dipendenti senza stipendio

NEW YORK. – Il governo americano chiude ma non per le vacanze. Negli Stati Uniti va in scena il terzo shutdown dell’era Trump e al momento non se ne intravede una fine. Le trattative dietro le quinte proseguono serrate ma le posizioni sono ancora distanti: il presidente americano non vuole fare alcun passo indietro sui fondi per il Muro con il Messico, convinto che farlo vorrebbe dire tradire i suoi elettori.

I democratici non cedono: lo shutdown può finire subito se Trump rinuncia ai soldi per “l’inutile” muro. Il risultato è che 380.000 dipendenti federali sono stati mandati a casa senza stipendio mentre altri 420.000 sono al lavoro perché svolgono funzioni ritenute essenziali ma non saranno pagati.

Incurante della paralisi del governo, la First Lady Melania Trump insieme al figlio Barron vola a Mar-a-Lago per continuare la “tradizione di famiglia” di passare la vacanze natalizie di fronte al mare. Trump rinuncia a partire e resta alla Casa Bianca, dove si lascia prendere la mano da Twitter, dando vita a una vera e propria tempesta di messaggini. Fra questi anche un video della sua performance agli Emmy Awards del 2005, quando è salito sul palco con l’attrice Megan Mullaly e ha cantato un adattamento della sigla della sitcom del 1960 ‘Green Acres’, trasformata includendo riferimenti alla Trump Tower di New York.

Non è chiaro il perché Trump lo abbia pubblicato in giornate convulse come quelle recenti fra il ritiro dalla Siria, la riduzione delle forze in Afghanistan, le dimissioni del capo del Pentagono Jim Mattis e lo shutdown. E proprio su quest’ultimo Trump fa resistenza: vuole più di cinque miliardi di dollari per il muro, in gioco c’è la sua presidenza, le promesse al suo popolo.

Il muro con il Messico d’altronde è stato il cavallo di battaglia del presidente durante la campagna elettorale e una ‘vittoria’ su questo fronte vorrebbe dire scavalcare le varie ‘sconfitte’ accumulate in tribunale sulle sue politiche dell’immigrazione. Ultima sconfitta in ordine temporale è lo schiaffo della Corte Suprema che ha respinto la richiesta della Casa Bianca di poter attuare immediatamente il divieto di asilo ai migranti che attraversano il confine con il Messico illegalmente.

I più critici vedono però nella decisione di Trump di chiudere il governo sui fondi per il muro con il Messico un ‘diversivo’ dai problemi più seri dell’amministrazione: dalle indagini sul Russiagate alle dimissioni di Mattis che preoccupano gli alleati, passando per il crollo dei mercati e le difficoltà dell’economia, finora fiore all’occhiello dell’amministrazione.

Mentre le trattative proseguono per cercare di risolvere l’impasse e riaprire il governo, un accordo appare molto distante e lo shutdown destinato a durare l’intero fine settimana, forse anche dopo Natale. “Trump ha avuto lo shutdwon che voleva”: se lo stop dovesse continuare, “la nuova Camera a maggioranza democratica” che si insedierà in gennaio “approverà rapidamente una norma per riaprire il governo” afferma la designata speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi. Il leader dei repubblicani in Senato, Mitch McConnell, si presenta in aula con il maglione rosso a indicare la prossimità del Natale: “mi auguro un accordo a breve” dice speranzoso. Ma a decidere sarà Trump.

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