Juve boom e Roma in panne, ma Allegri non si fida

Allegri da indicazioni dal bordo campo.
Allegri da indicazioni dal bordo campo. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – Il gap c’è sempre stato, ma stavolta sulla carta sembra incolmabile. L’abisso di -22 in classifica dopo 16 giornate suggerisce che la sfida di sabato tra Juve e Roma sia la strenna bianconera per i suoi tifosi verso il record di punti. La tesi viene suffragata anche dallo score di sette vittorie di fila, come gli scudetti, più una in Coppa Italia, nelle sfide a Torino dall’inaugurazione dello Stadium 2011. Una maledizione, condivisa da quasi tutte le avversarie italiane, solo attenuata dai ko di misura degli ultimi quattro anni.

Eppure il perfezionista Allegri non vuole cali di tensione: mancano tre turni alla chiusura del girone d’andata e il primato di punti (52 del 2006 e del 2014) è a portata di mano, come quello finale (102 punti nel 2014). Il tecnico predica prudenza perché mette nel conto la voglia di riscatto dei giallorossi, che provano a recuperare i totem Dzeko e De Rossi, e ricorda che con le altre tre squadre da Champions la Roma ha pareggiato con Napoli e Inter e vinto con la Lazio.

La possibilità di concedere un turno di riposo a Ronaldo sembra dubbia, anche perché il portoghese ha un feeling particolare coi giallorossi, cinque gol in cinque gare Champions. Col Manchester la doppietta nel rovinoso 7-1 dei quarti del 2007, un gol nei quarti 2008. Col Real due gol negli ottavi del 2016 e qualche scaramuccia lontana con Totti.

Ma dopo la risicata vittoria col Genoa la Roma naviga a vista: la zona Champions è vicina ma Di Francesco è in bilico. Una prova gagliarda con la Juve potrebbe suonare la carica per il riscatto, altrimenti la ‘sentenza’ sarà rimandata agli incontri con Sassuolo e Parma.

Ma la Juve non si fida anche perché negli ultimi cinque anni la Roma ha chiuso tre volte seconda e due volte terza e alla fine manca oltre metà campionato. Inoltre la storia racconta che tra le due grandi nemiche sono banditi gli incontri banali. Dai centimetri del famigerato gol annullato a Turone al 4-0 ‘e tutti a casa’ di Totti, dal gol scudetto di Cuccureddu nella chiacchierata sfida del 1973 alla rimessa di Aldair ‘sporcata’ dal guardalinee: tra bianconeri e giallorossi impera un mix di rivalità e di veleni decennali.

Botte e risposte memorabili hanno dato sapore anche alle contese del passato remoto. Si comincia con la Juve che infrange il tabù di campo Testaccio con un 2-3 nel 1930. Ma una tremenda vendetta si consuma l’anno dopo con un 5-0, che ispirerà il film di Mario Bonnard, con doppietta di Bernardini. Controreplica al fiele, un devastante 7-1 in casa nel 1932, maggiore score in 87 anni.

La Roma assesta un 3-1 nel 1936 violando un campo imbattuto da quattro anni. Palla al centro e a randellare è la Juve: 2-0 nel 1942 a una Roma verso lo scudetto, poi prende a schiaffoni gli avversari nel 7-2 del 1950 con tris di Hansen. Vendetta nel 1958 con il 4-1 alla super Juve di Charles e Sivori.

Passano 15 anni e a Roma nel 1973, grazie alla ‘fatal’ Verona del Milan, la Juve si regala l’insperato scudetto con Altafini e un siluro di Cuccureddu. La Roma si presenta alla sfida scudetto 1981: Turone segna di testa ma il gol viene annullato per un fuorigioco che fa ancora discutere.

Arriva Falcao, la Roma vince lo scudetto del 1983, la Juve lo ritarda imponendosi all’Olimpico 2-1. Tre anni dopo, la grande illusione: Juve rincorsa e battuta 3-0 poi raggiunta prima dell’harakiri col Lecce. Poi dopo un 5-0 nel 1990 con tris di Schillaci, nel ’95 nuove scintille: un guardalinee urta Aldair mentre rimette il pallone in gioco, assist per Ravanelli che segna.

La Roma si vendica vincendo lo scudetto 2001 anche con un 2-2 in rimonta a Torino, poi con Totti e Cassano infligge un poker nel 2004 col capitano che mima un gesto, 4-0 e tutti a casa, benzina per nuove polemiche moltiplicate dalla fuga di Capello alla Juve che incapperà in calciopoli, oltre ai veleni tra Moggi e Baldini. Ma quel gesto del capitano porta male alla Roma che da allora raccoglie briciole.

Pausa con successo esterno per 2-1 con gol di Riise nel 2010, poi altri due ceffoni (4-0 e 4-1 a Torino) fino all’1-0 del febbraio 2013 firmato Totti. Da allora la Roma subisce. Il ko che pesa di più è il 3-2 2014: veleni come se piovessero per i tre gol juventini (secondo la Roma due rigori inesistenti e un eurogol di Bonucci con Vidal in fuorigioco). Dzeko firma il 2-1 dell’agosto 2015 con la Juve ultima, prima della grande rimonta che porta allo scudetto anche con l’1-0 nel ritorno con una perla di Dybala.

Poi nuovo 1-0 firmato Higuain e perentorio 3-1 col sigillo di Nainggolan, fino al successo dell’andata con spunto dell’ex Benatia, una delle prime plusvalenze della gestione americana. L’ultimo confronto è nel ritorno, uno scialbo 0-0 che vale però lo scudetto alla Juve e la Champions alla Roma.

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