Argentina: rinvio a giudizio per Cristina Kirchner

Cristina Fernandez de Kirchner in una foto d'archivio.
Cristina Fernandez de Kirchner in una foto d'archivio. (EPA/Raul Ferrari)

BUENOS AIRES. – La Camera federale del tribunale di Buenos Aires ha confermato il rinvio a giudizio della ex presidente ed attuale senatrice Cristina Kirchner, chiedendone anche l’arresto preventivo per ‘associazione illecita’, con l’accusa di avere diretto dai vertici dello Stato una struttura per la raccolta di fondi illegali. Nei suoi confronti è stato anche fissato il congelamento di denaro equivalente a 34.000 euro.

Il procedimento riguarda un processo giudiziario coordinato dal giudice federale Claudio Bonadio e conosciuto come la ‘causa dei quaderni delle tangenti’. Il magistrato ha intenzione ora di chiedere al Senato la revoca dell’immunità della senatrice, chiarendo che l’arresto della Kirchner sarebbe necessario per evitare un possibile inquinamento delle prove.

Altra decisione importante presa dalla Camera federale, accanto al rinvio a giudizio della Kirchner e di vari ex funzionari pubblici per ‘associazione illecita’, è l’eliminazione di questo reato per una serie di imprenditori, la cui responsabilità davanti alla legge è stata ora ridotta a semplice corruzione, un reato che non prevede prigione preventiva.

Fra gli imprenditori che nei mesi scorsi hanno ammesso di avere pagato tangenti a funzionari dei precedenti governi degli allora presidenti Néstor e Cristina Kirchner, vi anche Angelo Calcaterra, cugino del presidente Mauricio Macri ed ex CEO della impresa Iecsa. Altri imprenditori di rilievo beneficiati dall’ordinanza sono Aldo Roggio, Gabriel Romero, Armando Loson, Hugo Antranik Eurnekian, Luis Betnaza (Tenaris) e Juan Carlos de Goycoechea.

Infine la Camera federale ha confermato la validità costituzionale della figura del ‘pentito’, nonché il ruolo di Bonadio quale giudice istruttore della causa. E soprattutto ha approvato la validità come prova delle fotocopie dei quaderni su cui Oscar Centeno, l’autista pentito dell’ex funzionario governativo Roberto Baratta, ha registrato nomi di fornitori e destinatari, nonché la quantità del denaro frutto della presunta corruzione. Gli originali dei quaderni, che avrebbero permesso perizie riguardanti l’effettiva data della loro redazione, non sono mai stati trovati.

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