2018: l’Europa vacilla, dalla Brexit al sovranismo

Bandiere dell'Europa al vento. Ue
Bandiere dell'Europa al vento. (Lapresse)

ROMA. – L’effetto Trump contagia l’Europa che vacilla sotto l’onda lunga dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. E la Brexit alimenta suggestioni sovraniste. Nel resto del mondo la tecnologia avanza senza remore morali lasciando aperti interrogativi insopprimibili. Come quello etico scatenato dall’annuncio di una squadra di ricercatori cinesi che ha fatto nascere due gemelline con dna modificato. O apre dubbi squisitamente politici come quelli che hanno accompagnato lo scandalo dei dati rubati a Facebook ed usati da Cambridge Analytica per influenzare diverse campagne elettorali.

Il 2018 si chiude come tutti gli anni tra scoperte emozionanti e lutti che lasciano il vuoto: ci mancherà il sorriso di Fabrizio Frizzi, la voce di Aretha Franklin e il cinema colto e visionario di Bernardo Bertolucci. Anche l’improvvisa scomparsa di Sergio Marchionne, il controverso ad che trasformò la Fiat in un marchio globale, ha colpito l’opinione pubblica. Così come dovremo fare a meno dell’entusiasmo di Antonio Megalizzi, vittima di un terrorismo fondamentalista mai sconfitto, oggi simbolo della voglia d’Europa delle nuove generazioni.

Un anno che l’Italia ricorderà per il primo governo di Lega e M5s, per “la manovra del popolo” e per le durissime frizioni del nuovo governo guidato da Giuseppe Conte con la Commissione. Manovra del popolo che alla fine deve fare i conti con la realtà e solo dopo essere scesa da 2,4 al 2/% del rapporto deficit-pil riesce ad evitare la procedura d’infrazione di Bruxelles.

E’ stato l’anno dei muri e della chiusura dei porti. Trump ha autorizzato l’uso della “forza letale” al confine con il Messico per fermare la carovana di donne, uomini e bambini proveniente dall’Honduras. Il ministro degli Interni Matteo Salvini ha chiuso i porti per scoraggiare l’entrata di disperati provenienti dalla Libia. Ma un po’ tutti i Paesi hanno costruito barriere o ripristinato controlli alle frontiere. E, teso, soffia il vento dello sdoganamento culturale del fascismo e rialza la testa la xenofobia.

Ma si sono vissuti con emozione anche eventi sportivi densi di messaggi: l’Italia all’inizio di luglio si è ritrovata unita nel gioire per il successo della staffetta azzurra ai giochi del Mediterraneo. I nomi delle atlete? Libania Grenot, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e Maria Benedicta Chigbolu. Quattro campionesse, italiane e di colore.

Ma se il “fil rouge” di questo 2018 passa attraverso un affievolirsi della fiducia nel prossimo, nel ripiegamento delle società e nella crisi del multilateralismo, non si può definire un “annus horribilis”. La crisi economica è alle spalle anche se la ripresa stenta; l’ordine mondiale regge in un nevrotico confronto tra la Russia di Putin e gli stati Uniti di Trump. Ed anche le sanzioni americane alla Cina tutto sommato non hanno provocato escalation irrimediabili.

Il mondo corre verso il futuro e il dominio delle nuove tecnologie è il vero campo di battaglia. Come sta succedendo per la rivoluzione nel campo delle telecomunicazioni, con il 5G che promette miracoli fantascientifici. Dagli ologrammi alla guida remota, fino all’incubo orwelliano del controllo totale dei dati e dei movimenti dell’intera popolazione mondiale.

Ma come tutti gli anni, l’orologio del tempo si nutre di contraddizioni: se in Italia si è moltiplicato il popolo “noVax”, negli Stati uniti incredibilmente crescono i “terrapiattisti”, esempio pittoresco di una serie di strampalate teorie complottiste che il web amplifica e diffonde con straordinaria facilità.

Web tiranno e inarrestabile, che sta mettendo in crisi l’editoria tradizionale e la tv satellitare. Lo conferma il Leone d’oro della mostra di Venezia per la prima volta assegnato a un film prodotto da Netflix, il colosso americano dello streaming considerato il nemico numero uno delle sale cinematografiche.

Contraddizioni che si misurano a secondo delle latitudini del pianeta: se nel sud del mondo il via libera di Ryad alla guida delle donne viene letto come una rivoluzione di portata storica, negli stessi giorni la sonda europea Mars express scopre sotto i ghiacci del polo sud di Marte un lago di acqua salata che potrebbe ospitare la vita.

Una cavalcata di vita lunga 365 giorni, nei quali il mondo avanza e arretra: in Italia ad ottobre lo spread torna a 326 riportandoci indietro di anni; finisce l’era di Angela Merkel che dopo una vita alla guida della Germania dice basta; Parigi viene messa a ferro e fuoco dai gilet gialli ma non c’è niente che ricordi la rivoluzione del ’68.

Il Venezuela di Maduro entra nel caos, l’inflazione tocca la cifra record del milione per cento e già tre milioni di venezuelani sono fuggiti dal Paese. In Italia non ci sono solo le voragini di Roma ma crollano i ponti per scarsa manutenzione: la tragedia del ponte Morandi, al di là delle vittime (43 morti), ha fiaccato l’economia di Genova e sconvolto l’estate dell’intero Paese.

Ci resta lo sport per rilassarci. Al netto della triste esclusione dell’Italia dai mondiali, è stato decisamente l’anno della Juventus, dominatrice dell’ultimo campionato e mai sazia. Come dimostra il clamoroso acquisto di Cristiano Ronaldo per oltre 100 milioni di euro e salutato da oltre 4 milioni di like su Facebook. Una iniezione di fiducia per quello che era il più bel campionato del mondo e che da anni giaceva nelle retrovie del gradimento internazionale.

Infine, perché tutto torna, c’è stato un evento che chiude il cerchio di un anno tutto sommato da ricordare: le Olimpiadi invernali di Pyeongchang dello scorso febbraio. Tanto sport e tante vittorie anche italiane (i tre ori di Arianna Fontana, Sofia Goggia e Michela Moioli), ma soprattutto l’occasione di un primo disgelo tra la Corea del sud e quella del nord. Due nazioni ufficialmente ancora in guerra.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)