Xi avverte Trump: “Nessuno dica alla Cina cosa fare”

Donald Trump alla cerimonia di benvenuto con il presidente cinese Xi Jinping.
Donald Trump alla cerimonia di benvenuto con il presidente cinese Xi Jinping. REUTERS/Damir Sagolj

PECHINO. – La Cina è pronta per “un nuovo miracolo, persino più grande, che impressionerà il mondo”: non c’è libro sulla regola aurea da seguire, ha detto il presidente Xi Jinping commemorando i 40 anni dell’apertura e della riforme di Deng Xiaoping, ma “nessuno – ha scandito – è nella posizione di dire quello che deve o non deve fare” un Paese che vanta più di 5.000 anni di civilizzazione e oltre 1,3 miliardi di persone.

Nella Grande sala del popolo, luogo degli eventi solenni, è andato in scena l’orgoglio cinese, in un appuntamento che è apparso come una risposta alle tensioni commerciali con gli Usa di Donald Trump, mai citati direttamente. La leadership del Partito comunista, di cui Xi è segretario generale, punta al “socialismo con caratteristiche cinesi” ed è l’unica capace di portare la Repubblica popolare verso altri traguardi.

Un Paese “grande come la Cina deve avere grandi aspirazioni”: è accaduto il 18 dicembre 1978, quando il Paese “sull’orlo del collasso” per “gli errori della Rivoluzione culturale” optò per “una modernizzata nazione socialista” grazie alla svolta indicata da Deng. La conferma che “percorso, teoria, sistema e cultura” del Pcc sono “stati assolutamente corretti”.

Xi ha citato Deng (“la povertà non è socialismo”) elencando i diversi numeri del “miracolo senza precedenti”: 740 milioni di persone portate fuori dalla povertà, la posizione di seconda economia mondiale, un Pil salito in media del 9,5% nei 40 anni (contro un tasso globale del 2,9%) fino a una quota su scala mondiale passata dall’1,8% del 1978 a oltre il 15% attuale.

“I tormenti della fame, la mancanza di cibo e di vestiti che avevano perseguitato il nostro popolo per migliaia di anni sono finiti e non torneranno”, ha notato Xi, ricevendo un applauso che si ripeterà più volte nel discorso di quasi un’ora e mezza. Saranno riformate le aree “che possono essere riformate” e non “quelle che non lo possono”.

Sarà rafforzato lo sviluppo dell’economia di Stato e guidato “risolutamente quello dell’economia non di Stato”, ha insistito Xi, ribadendo la promessa che, in base all’esperienza del passato, raccoglie all’esterno più scetticismo che speranza: il mercato avrà un ruolo decisivo.

La Cina si oppone “risolutamente a egemonia e autoritarismo”, lavorando alla “difesa” dell’ordine internazionale e supporta un sistema di commercio aperto, inclusivo, non discriminatorio e multilaterale”, di cui la Nuova Via della Seta ne è un esempio.

L’opposto, sulla carta, dell’America First di Trump. Mentre sull’integrità territoriale (da Hong Kong e Macao a Taiwan), “neanche un centimetro di territorio sarà perso”, e l’esercito deve saper “combattere e vincere”. Il processo di apertura e di riforme procederà, ma “non sarà facile”, a maggior ragione con l’economia più incerta ed esposta “a tempeste improvvise”, alla sottile tregua commerciale di 90 giorni con gli Usa e alla classe media con nuove ambizioni da soddisfare.

Xi ha citato “un Paese più aperto al mondo” senza dare quelle indicazioni che potrebbero emergere dalla Central economic work conference, l’appuntamento di fine anno che da domani lavorerà agli indirizzi economici da perseguire nel 2019.

Consegnate, poi, le medaglie ai 100 ‘Pionieri della riforma’ per i contribuiti al “miracolo” nei loro settori di attività: ai vertici della lista Jack Ma (la cui iscrizione al Pcc è stata di recente confermata), Pony Ma e Robin Li, fondatori di Alibaba, Tencent e Baidu, miliardari del “socialismo con caratteristiche cinesi” e innovatori Internet. Poi l’ex star del basket Nba, Yao Ming, mentre non figurava Ren Zhengfei, patron di Huawei, il colosso delle tlc ultimo terreno di scontro tra Usa e Cina.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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