Primo Natale senza il Ponte, Genova tra paure e speranza

Un momento della protesta di un gruppo degli sfollati che chiedono soluzioni per i loro problemi dalle tribune del Consiglio regionale dopo il crollo di Ponte Morandi. Genova
Un momento della protesta di un gruppo degli sfollati che chiedono soluzioni per i loro problemi dalle tribune del Consiglio regionale dopo il crollo di Ponte Morandi, Genova 04 settembre 2018. ANSA/LUCA ZENNARO

GENOVA. – Quattro mesi dopo il crollo di ponte Morandi Genova si avvicina al primo Natale senza l’ombra lunga del viadotto ed è una città che ha paura del buio. Il porto soffre per quell’arteria collassata, gli spostamenti sono più difficoltosi, alcune aziende non hanno più riaperto. Il sindaco Marco Bucci e il governatore Giovanni Toti hanno fatto tutto ciò che era nelle loro possibilità per provare a dare una normalità.

Genova risponde e si trasforma in una città di luci, a dimostrare la sua voglia di vita e normalità al di là dell’assenza del ponte. Non si sono mai viste tante luci in città come quest’anno. Installazioni sui palazzi, alberi addobbati e scintillanti in ogni quartiere, ghirlande di led nelle piazze e nei “caruggi” del centro storico, tunnel luminosi da record dove perdersi per qualche minuto e dimenticare che, se il nuovo viadotto non sarà costruito al più presto, se i fondi stanziati dal governo non arriveranno al più presto, se non saranno riaperte al più presto tutte le strade, la città rischia di non svegliarsi dall’incubo.

Come Gianluca Ardini, 29 anni, genovese, uno dei 16 sopravvissuti al disastro. “Non è facile riprendersi – racconta – la notte il cervello frulla, ho bisogno di medicine per dormire e stare tranquillo”. Gianluca, 30 giorni dopo l’incidente, quando ancora era in ospedale, è diventato padre di Pietro. “Lui sì che è una roccia – afferma – ed è la mia migliore distrazione, questo Natale sarà tutto per lui e per Giulia, la mia compagna, se penso che lo scorso anno, proprio sotto le feste scoprivamo della gravidanza è incredibile come la vita possa cambiare in 12 mesi”.

A proposito di luci del Natale, Marina Guagliata, altra ferita, insieme alla figlia Camilla, è titolare di una delle aziende che si sono occupate di allestire le luminarie in città. “Questo è sempre stato un periodo di duro lavoro – dice – quest’anno invece siamo impegnate ogni giorno fra fisioterapia, visite mediche, sedute dagli psicologi, quattro mesi sono niente per superare quello che è successo ma sono anche un tempo infinito”.

La dicotomia tra la Genova che non riesce e non vuole dimenticare il buio del 14 agosto e quella che prova ad andare avanti si risolve, domani, nel quartiere di Certosa. Come ogni mese, sotto il ponte della ferrovia ai margini della zona rossa, diventato presidio mobile e punto di ritrovo per sfollati e volontari, si terrà una piccola cerimonia di commemorazione delle vittime.

Nello stesso quartiere un albero di Natale donato dalla Val Di Non sarà acceso dai vigili del fuoco e addobbato con 43 palline bianche, tante quanti i morti del Morandi. Dal pomeriggio, una notte bianca con cibo, comici, musica e negozi aperti. “Ci siamo chiesti se non sarebbe stata giudicata un’iniziativa poco rispettosa – dice Enzo Greco, presidente dei commercianti del civ Vivi Certosa – ma il messaggio che vogliamo lanciare è che possiamo risollevarci, i giorni prima del Natale sono fondamentali per l’economia di questo quartiere, ci sono genovesi che verranno per la prima volta a fare shopping qui per dare il loro supporto”.

Non sarà un Natale come tutti gli altri per i 19 lavoratori di tre aziende della zona rossa destinate a chiusura perché saranno demolite assieme al ponte. “Senza stipendio da agosto, senza ammortizzatori sociali né garanzie per il futuro”, dice Marco Trucco, presidente del loro comitato, né per quelli che attendono la cassa integrazione o gli indennizzi. E non sarà un Natale come tutti gli altri per gli sfollati.

“Vedo le luci per strada, le persone che fanno compere e tornano a casa – afferma Giusy Moretti, una dei portavoce – e questa normalità fa solo risaltare più che mai quanto le cose siano cambiate, e non torneranno come prima, per noi ma soprattutto per chi non c’è più”. I familiari delle vittime, a quattro mesi dal crollo, e con il Natale alle porte, hanno deciso di restare in silenzio, mentre la città aspetta di veder demolito ciò che resta del viadotto e la sua rinascita. Il sindaco-commissario Marco Bucci ha promesso che per la fine del 2019 il ponte ci sarà. Allora sì sarà un Natale di luci e Genova non avrà più paura del buio.

(di Giulia Mietta/ANSA)

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