Inchieste e Medio Oriente, tra M5S e Lega è scontro istituzionale

Rottura: I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. M5s e Lega. Roma
I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini

ROMA. – Non solo imprese e Tav: il borsino dello scontro tra M5S e Lega, alla vigilia del rush finale sulla manovra si allarga anche geograficamente. Due incendi, infatti, divampano nel corso della giornata. Il primo, sul caso dei fondi della Lega, vede il Movimento alzare la voce, per la prima volta, su una vicenda delicata per Matteo Salvini. Il secondo coinvolge direttamente il ministro dell’Interno in missione in Israele: la sua frase su “Hezbollah terroristi” innesca la reazione della Difesa, ministero guidato da un “tecnico” – Elisabetta Trenta – ma reclutato dal M5S al governo ben prima della firma del contratto con la Lega. E il Movimento anche in questo caso non rimane in silenzio.

L’attacco sull’inchiesta che coinvolge anche il tesoriere della Lega Giulio Centemero irrita non poco i salviniani. Del resto la vicenda vede il M5S giocare su un terreno “familiare”, come quello della giustizia. “Siamo certi che la Lega fornirà ulteriori chiarimenti sul caso Centemero. E ci auguriamo che Salvini non minimizzi”, è l’affondo dei due capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva.

“Chiederò chiarimenti a Salvini. Mi fa piacere che non minimizzi la vicenda, perché noi non la minimizziamo”, è il cappello che mette Luigi Di Maio. “Non minimizzo, sono sereno”, replica Salvini, unico a commentare l’affondo del Movimento nel suo partito. Dove, tuttavia, l’ira monta sotto la coltre dei no comment e rischia di sfociare in qualche nuovo incidente nei voti segreti previsti al Senato su ddl anticorruzione da domani. Ddl sul quale, tra l’altro, il M5S punta più che mai.

Per il 22 dicembre è previsto infatti uno #spazzacorrottiday mentre due giorni prima il Movimento potrebbe organizzare un evento ad hoc per il reddito di cittadinanza. L’affondo del M5S, raccontano fonti parlamentari, arriva certamente da una spinta dal “basso”: in diversi, tra parlamentari e attivisti, chiedevano di alzare la voce cercando di “uscire” dalla tenaglia creatasi tra l’ascesa di Salvini e la fedeltà all’alleanza di governo. E chissà se, nell’incontro tra Beppe Grillo e Luigi Di Maio, domenica, non si sia parlato anche di questo.

Di certo, ai vertici pentastellati, il rischio di una fuoriuscita di parlamentari è tenuto ben presente. Da qui, l’input a compattare il M5S su temi “bandiera”, anche di fronte alle “sirene” berlusconiane. Non a caso, l’ex Cavaliere finisce sotto attacco sul blog di Grillo: “E’ un ex badante triste, si agita e ci offende per stare a galla e richiamare i suoi ex alleati in fuga”, è l’affondo di Grillo.

Più delicato il corto circuito sulla questione Hezbollah. Un fatto, tuttavia, emerge in tarda serata. Della reazione della Difesa, al Quirinale non sapevano nulla. Anzi, sembra che il presidente Sergio Mattarella sia rimasto anche sorpreso dal botta e risposta. La matrice, al di là che diplomatico-militare, sembra quindi anche politica. E Di Maio, in serata, non si lascia sfuggire la possibilità del “graffio”: “Quello che si doveva dire lo ha detto il ministero della Difesa, io mando un grande abbraccio ai nostri militari”. Un abbraccio che, nel caso di Di Maio e Salvini, si fa via via più complicato.

(di Michele Esposito/ANSA)

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