Lo Stato perde tre miliardi l’anno per lavoro domestico irregolare

Badante con una signora anziana sedute in una panchina. Lavoro
Badante con una signora anziana sedute in una panchina. FOTO ANSA/ALESSANDRO DI MEO/DRN

ROMA. – Lo Stato perde ogni anno oltre tre miliardi di entrate a causa del lavoro nero e irregolare delle colf, delle baby sitter e delle badanti. Il dato raccolto in un dossier di Assindatcolf è il risultato di un fenomeno molto diffuso nel nostro Paese con circa due milioni di lavoratori domestici impiegati nel complesso nelle case degli italiani, 1,2 milioni dei quali senza contratto. In pratica i lavoratori domestici senza contratto rappresentano quasi il 40% di tutto il lavoro irregolare in Italia (3,1 milioni la stima).

In Italia – sottolinea l’Associazione – “sei domestici su 10 lavorano presso le famiglie senza regolare contratto di assunzione. Un piccolo esercito di 1,2 milioni di lavoratori completamente in nero, senza diritti ma anche senza doveri, in grado di generare un considerevole buco nelle casse dello Stato. A causa del lavoro non dichiarato si stimano 600 milioni di mancato pagamento Irpef e 1,8 miliardi di contributi previdenziali non versati all’Inps.

E se ai lavoratori irregolari si aggiungono anche i ‘furbetti’ regolarmente assunti (tra gli 800.000 regolari), che però non presentano la dichiarazione dei redditi, o coloro che dichiarano meno ore di quelle che realmente lavorano – spiega Assindatcolf – ecco che si arriva a definire un mancato gettito nello casse dello Stato pari a 3,1 miliardi di euro l’anno.

Per l’Irpef mancano nelle casse dello Stato 600 milioni per il lavoro domestico completamente in nero, 200 milioni per i redditi non dichiarati di persone regolari e 200 milioni per redditi da lavoro “grigio” (assunti regolarmente che però dichiarano meno ore). Per il lavoro grigio l’Inps perde 300 milioni che si aggiungono a 1,8 miliardi che mancano per il lavoro in nero.

L’associazione ha calcolato in 19,1 miliardi il giro di affari annuo generato dal lavoro domestico (l’1,25% del Pil), di cui 10,3 miliardi stimati per i pagamenti ai lavoratori irregolari e 8,8 miliardi di euro per stipendi e contributi legati al lavoro regolare.

“Sono numeri importanti – afferma il presidente di Assindatcolf, Renzo Gardella – che fino ad oggi non sono stati sufficientemente tenuti in considerazione da chi ha responsabilità di governo. Invertire la rotta è fondamentale: sia per aiutare le famiglie che, indubbiamente, evadono per necessità ma anche per mettere a sistema un settore che, in una società che tende sempre più all’invecchiamento e non incentiva alla natalità, può rappresentare un vero e proprio motore sociale ed economico. Una possibile soluzione – conclude – potrebbe essere quella di rendere il lavoro regolare meno costoso di quello in nero, come avverrebbe se si potesse interamente dedurre il costo del lavoro domestico”.

Se si potesse dedurre tutta la spesa per il lavoro domestico, secondo stime dell’Associazione le famiglie potrebbero risparmiare tra i 2.000 e i 5.000 euro l’anno disincentivando fortemente il ricorso al lavoro irregolare.

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