Lazio, assegnati ai cittadini gli immobili confiscati alle mafie

Una villetta confiscata alle mafie nel Lazio.
Lazio, assegnati ai cittadini gli immobili confiscati alle mafie.

ROMA. – Ci sono terreni agricoli, appartamenti, magazzini, garage e villette. Erano tutti in mano alla criminalità organizzata, poi confiscati e infine restituiti alla collettività. Quasi 500 beni – 491 per l’esattezza – che insistono sul territorio laziale e che oggi sono stati assegnati a 50 comuni e alla Regione Lazio. Dopo le ville dei Casamonica alla Romanina, i campi di calcio del Montespaccato e la sala slot del clan Spada, altre centinaia di spazi, presi alle mafie, troveranno nuova vita per progetti sociali o laboratori didattici.

E tra i 231 beni presenti nella provincia di Roma, per un valore di circa 39 milioni di euro, anche numerosi appartamenti e alcuni comprensori immobiliari, anche con piscine, spesso sottoposte a vincoli paesaggistici e archeologici, appartenute non solo ai Casamonica, ma anche alla cosiddetta “Lady ASL”, così come beni confiscati a soggetti condannati per le stragi terroristiche degli anni ’90 e al cassiere della banda della Magliana.

Per il momento ciò riguarda 320 beni mentre sugli altri sono in corso valutazioni di tipo urbanistico (abusi e vincoli paesaggistici) e di tipo manutentivo. Il titolare del Viminale, in apertura della Conferenza, ha espresso la propria soddisfazione per il lavoro svolto dal Direttore dell’Agenzia e da tutte le istituzioni che hanno concorso a conseguire risultati tanto importanti in tema di aggressione dei patrimoni illeciti e riutilizzazione dei beni sequestrati e confiscati.

“Fare squadra è fondamentale -ha affermato il ministro Matteo Salvini- per contrastare più efficacemente le organizzazioni criminali. Riconquistare il territorio occupato dalle mafie significa dare un segnale concreto a tutti i cittadini, e soprattutto ai giovani, che lo Stato è presente e forte. Significa restituire fiducia alle istituzioni e nuovi stimoli alle comunità di cittadini a reagire e riprendere gli spazi sottratti alla legalità”.

Al Comune di Roma sono stati assegnati 71 beni, mentre i restanti saranno presi in gestione dalle amministrazioni comunali delle altre province: 105 in quella di Latina, 82 in quella di Frosinone, 12 a Viterbo e due a Rieti. Alla Regione Lazio, invece, sono stati assegnate 40 proprietà, 31 nel comune di Roma, 6 a Cassino, 2 a Velletri e una a Cerveteri.

Le assegnazioni sono state disposte dall’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati che questa mattina al Viminale, alla presenza del ministro Matteo Salvini, ha incontrato i sindaci dei comuni interessati, tra cui anche Virginia Raggi, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, insieme con il procuratore Giuseppe Pignatone e i vertici di polizia e carabinieri.

“Oggi è una giornata molto importante, rappresenta un salto di qualità, un impegno preso negli ultimi anni per il riutilizzo e la rinascita dei beni confiscati alle mafie”, il commento di Zingaretti, che ha anche annunciato la fine della demolizione della villa dei Casamonica, nell’area orientale della Capitale. “Puntiamo a far nascere nuove strategiche realtà per l’accoglienza e il supporto dei più fragili, delle donne vittime di violenza, di famiglie in difficoltà, per promozione culturale e sociale e stimolo per la comunità – il commento della sindaca Raggi -. L’impegno dell’amministrazione su questo fronte è massimo”.

La Regione, inoltre, continuerà a sostenere i comuni finanziando la ristrutturazione dei beni assegnati con le risorse dei bandi destinati a progetti sociali nei beni confiscati. Un nuovo bando, da 500 mila euro, è aperto fino al 15 gennaio, mentre a marzo ne sarà pubblicato un altro da oltre un milione di euro. Entro dicembre, inoltre, partirà il bando per aprire una casa delle donne vittime di violenza in un villino confiscato alla Magliana. Un altro colpo a chi è connivente con i clan arriva sempre dal Viminale. Oggi Salvini ha reso noto che l’agenzia funebre che organizzò i funerali show di Vittorio Casamonica, a Roma, nel 2015, ovvero “i re delle pompe funebri partenopee – gli Eredi Cesarano – hanno ricevuto l’interdittiva antimafia”.

(di Domenico Palesse/ANSA)

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