Da sicurezza a Global Compact, duello totale M5S e Lega

Rottura: I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. M5s e Lega. Roma
I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini

ROMA. – Migranti, legittima difesa, grandi opere. Più in generale, due visioni del mondo che erano e sono diverse e che emergeranno, in tutta la loro distanza, alla prossima campagna delle Europee. Il duello tra M5S e Lega va ben oltre la manovra economica. Riemerge, in serata, sul voto finale al decreto sicurezza: il provvedimento incassa l’applauso in Aula di tutto il centrodestra ma non del M5S.

E, nonostante il richiamo all’ordine dei giorni scorsi arrivato dai vertici, il dissenso interno al Movimento non si spegne: in 14 non votano il decreto-bandiera della Lega. Effetti collaterali di un contratto di governo che è tutto fuorché un’alleanza. Accade così che, come Matteo Salvini disertò l’ok del Senato al decreto dignità così Luigi Di Maio non risulti tra i presenti in Aula in occasione del sì al dl sicurezza, salutato dal leader della Lega come segno di una “giornata memorabile”.

E le tensioni, automaticamente, si riversano all’interno dei partiti. I 14 “non votanti” in Aula, a partire da chi, come Luigi Gallo, Doriana Sarli o come Riccardo Ricciardi, aveva già manifestato il proprio malumore, finiscono nel mirino del gruppo parlamentare. “Non è che a me piaccia il decreto, non è che loro sono meglio di me. Vanno deferiti”, protesta una deputata che non riesce a nascondere la propria ira.

E’ il giorno del dl sicurezza ma anche del Global Compact, tema sul quale Giuseppe Conte, pur dicendosi favorevole, è costretto ad una marcia indietro dopo un “no” della Lega che imbarazza non poco il Movimento. Il rischio è che, quando il Parlamento si pronuncerà sul Global Compact, si crei un nuovo corto circuito visto che una parte del M5S, a partire dagli ortodossi, voterebbe sì proprio come il Pd.

Ma le “prove del Nove” non finiscono qui e abbracciano, ad esempio, la legittima difesa, provvedimento intoccabile per Salvini ma non certo per il M5S. I due vicepremier seminano tranquillità, parlano di competizione “leale”, assicurano che il governo durerà. Ma da qualche settimana a questa parte, sembrano aver perso il controllo totale dei loro parlamentari.

E con l’avvicinarsi delle Europee, il clima potrebbe ulteriormente surriscaldarsi. “M5S e Lega sono due forze diverse ed anche con ambizioni differenti. E se a destra la Lega avanza a sinistra c’è un prateria”, è la linea di Vincenzo Spadafora, uomo di governo che, tuttavia, non ha mai nascosto la diversità ontologica dalla Lega. L’impressione è che, nel breve periodo, il terremoto sia scongiurato.

“Dobbiamo dimostrare innanzitutto di essere capaci di governare”, spiega lo stesso Spadafora dicendosi molto scettico su una reunion, senza passare per le urne, di Salvini e Berlusconi. Ma il rischio c’è. E, secondo ambienti della Lega, la tentazione del rimpasto che da giorni circola nei vertici M5S potrebbe essere anche uno strumento per blindare il governo visto che ridurrebbe le possibilità, per Salvini, di andare subito alle urne.

Di certo, secondo diversi rumors il post-manovra potrebbe anche essere, per il M5S, il momento di una mini-girandola di membri del governo. Sottosegretari, soprattutto, tutti impegnati in temi economici.

(di Michele Esposito/ANSA)

Lascia un commento