Giuristi, avvocati e giudici: “No alla riforma della prescrizione”

Tavolo carico di faldoni e la scritta: La legge è uguale per tutti". Prescrizione
Prescrizione: giuristi, avvocati e giudici, no a riforma

ROMA. – Tutti contro la riforma della prescrizione. All’indomani dell’approvazione alla Camera del ddl anticorruzione al cui interno si situa l’intervento per stoppare la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, la cui efficacia è stata fatta però slittare tra un anno, arriva un coro di no dagli operatori del diritto.

In prima fila ci sono gli avvocati penalisti che hanno fatto quattro giorni di sciopero di fila e hanno concluso la protesta con una manifestazione molto partecipata a Roma; un appuntamento che ha visto schierati al loro fianco una larga fetta di giuristi, “i più importanti” docenti di diritto penale e procedura penale e diritto costituzionale del Paese, come sottolinea soddisfatto il presidente dell’Unione delle Camere penali Giandomenico Caiazza, che parla di un “risultato straordinario”.

Gli avvocati sono arrivati da tutta Italia per riempire un teatro, che ha più di 400 posti, e incassano l’impegno dei rappresentanti dei partiti di opposizione ( da Walter Verini del Pd ad Annamaria Bernini di Forza Italia)a fare le barricate. Sono scontenti anche i magistrati, che ritengono la riforma “peggiorativa” se resterà isolata, cioè non accompagnata da una riforma complessiva del sistema penale, come ribadisce in un’intervista radiofonica il presidente dell’Anm Francesco Minisci.

E persino i giudici che dissentono dalla linea del sindacato delle toghe, come Piercamillo Davigo, sono insoddisfatti, sia pure per la ragione opposta: con lo slittamento i primi effetti si vedranno troppo tardi, “verso il 2030”. Il leader dei penalisti comincia a tuonare contro la riforma da microfoni di Radio Anch’io: “precipita il Paese fuori dalla Costituzione, che esige tempi ragionevoli per i processi, perché farà rimanere il cittadino in balia del giudizio penale per un tempo non predeterminato”, dice attaccando il “neopopulismo giustizialista” di cui è espressione il governo gialloverde. Un governo che – accusa poi aprendo la manifestazione di Roma- “racconta frottole e leggende”, interviene con “norme bandiera”, preoccupandosi solo dei “like sui social”.

Ma le vere star della giornata sono i professori. Tra gli interventi più applauditi quello del presidente emerito della Consulta Giovanni Maria Flick che parla di “errori e incongruenze che spaventano” e di “disparità di trattamento” altrettanto gravi , visto che lo stop della prescrizione interverrà sia per gli assolti che per i condannati.E critica il metodo seguito : la riforma è entrata “di soppiatto” come emendamento alla legge anticorruzione e così si è” tagliato il dialogo tra maggioranza e opposizione su un tema che riguarda i diritti fondamentali”.

Flick – che dice di parlare più da avvocato che da giudice costituzionale perché intende “ribellarsi” ma che nello stesso tempo pensa che sia inutile dilungarsi “perché i nostri potenziali interlocutori non capirebbero”- punta l’ indice anche sul ” baratto politico di questi giorni: lo scambio tra denaro contante dei voti per far passare il decreto sicurezza con la cambiale in bianco di un ‘asserita riforma del processo penale”. E al ministro della Giustizia che parla di tavoli di confronto con avvocati e magistrati, risponde che ” è assurdo voler mettere insieme le uova dopo aver fatto la frittata”.

Scalda la platea anche Vittorio Manes, docente di diritto penale all’Università di Bologna, che parla di “effetti particolarmente gravi” della riforma “sul piano dei valori e dei principi costituzionali”. Perché “con l’annichilimento della prescrizione stiamo accettando che il diritto penale accolga un principio autoritario: l’idea che il condannato non sia un presunto innocente ma un potenziale colpevole”E tanti applausi incassa anche un altro professore, Tullio Padovani, docente alla Scuola superiore di Sant’Anna, che non ha potuto essere presente ma in un messaggio parla della riforma come del “mostro giuridico del processo eterno”, invitando tutti a “combattere contro questa deriva”.

(di Sandra Fischetti/ANSA)