Primarie verso il 3 marzo, scontro Zingaretti e Martina

Telecamere nella sala stampa della sede del Pd. Sullo sfondo il logo del partito. Primarie
Telecamere nella sala stampa della sede del Pd. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA. – C’è una data cerchiata di rosso nel complesso calendario Dem: è quella del 3 marzo indicata come la più probabile per le primarie del Pd. Questo è infatti il giorno ipotizzato dalla Commissione congressuale che lo proporrà la prossima settimana alla Direzione, cui spetta ogni decisione, compresa quella sul tesseramento, su cui la tensione tra i candidati è alta.

Intanto il dibattito congressuale diventa subito ruvido con Nicola Zingaretti che accusa gli avversari di gattopardismo, seppur si dice fiducioso di superare il 51% alle primarie. La Commissione statuto sta scrivendo il regolamento del congresso e definendone le varie fasi. Il meccanismo è complesso dato che nella prima fase votano solo gli iscritti nei circoli, per selezionare i tre candidati che accederanno alle primarie aperte. Ogni passaggio prevede la possibilità di presentare un ricorso entro 24 ore, e un contro ricorso entro le successive 48. Viste le vacanze di Natale, e viste le elezioni regionali in Basilicata (10 febbraio) e Abruzzo (24 febbraio), la Commissione è orientata a proporre il 3 marzo per il giorno dei gazebo.

Più complesso il tema del giorno entro cui tesserarsi per poter votare nella prima fase. Francesco Boccia e Matteo Richetti hanno chiesto che il termine sia a ridosso del giorno del voto nei circoli, lamentando una “serrata” da parte dei circoli controllati dalle correnti che appoggiano altri candidati. Boccia ha minacciato di fare il giro dei circoli che sono chiusi impedendo il tesseramento e di filmarli, mettendo sui social le immagini. Le altre componenti chiedono che l’anagrafe degli iscritti sia certificata, per evitare iscrizioni di persone imbarazzanti (ad esempio di altri partiti).

Allo studio anche la riapertura dell’iscrizione on-line. sospesa nel 2016. Alla riunione di martedì si scioglieranno i nodi. Intanto il confronto tra i candidati entra nel vivo. Sui social alcuni dirigenti vicini a Nicola Zingaretti hanno polemizzato con Maurizio Martina per essere stato vicesegretario di Renzi. In questo senso va letto l’affondo di Zingaretti: “ognuno con dignità si assuma la responsabilità di quanto è successo in questi anni, ai ruoli che si sono ricoperti. Al Pd non servono gattopardi che fanno tutte le parti in commedia, al Pd serve cambiare”; della serie che chi in questi anni è stato a fianco di Renzi, come Martina e Richetti al partito, e Marco Minniti al governo, non possono presentarsi come rinnovamento.

In più il governatore del Lazio lascia intendere il timore di un accordo in Assemblea ai suoi danni, nel caso alle primarie nessuno dovesse prendere il 51%. Una circostanza che in serata ha esorcizzato dicendosi fiducioso di prendere la maggioranza assoluta ai gazebo. Martina ha invitando tutti i candidati “al rispetto” reciproco, evitando “polemiche stupide ed astio”, mentre il presidente Dem Matteo Orfini ha lanciato un monito: evitare “una discussione tutta interna e incentrata solo sul passato. Perché fuori da noi c’è un mondo che ha cominciato a reagire alla brutalità degli argomenti e delle azioni di questo governo”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)