Conte, un Piano nazionale contro rischi idrogeologici

La piena del fiume Po ai Murazzi di Torino, 6 novembre 2018. Maltempo. Rischi
La piena del fiume Po ai Murazzi di Torino, 6 novembre 2018. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – La prevenzione sarà al centro delle politiche del governo per ridurre i rischi dovuti ad alluvioni, terremoti e disastri naturali. E per evitare che si continuino a contare morti e dispersi ad ogni ondata di maltempo che colpisce l’Italia. Davanti ai delegati di 55 paesi che partecipano a Roma al Forum europeo per la riduzione dei rischi, il premier Conte annuncia un “Piano nazionale per la sicurezza” contro i rischi idrogeologici, al quale l’esecutivo gialloverde sta lavorando.

Tra una rassicurazione all’Europa (“siamo responsabili”) e una sulla tenuta del governo (“i rapporti tra M5s e Lega sono molto buoni”), Conte è infatti consapevole che ridurre le fragilità dell’Italia – figlie di un territorio di per sé a rischio al quale però si sommano decenni di incuria, comportamenti criminali e scelte irresponsabili – è una delle priorità da affrontare e risolvere se si vuole far crescere il paese. Serve dunque un piano che consenta di passare da “un approccio emergenziale ad uno strutturale” nel contrasto al dissesto idrogeologico, con “vari livelli d’intervento che coinvolgano gli enti locali, il governo e la Protezione Civile”.

Al Piano sta già lavorando un Tavolo a palazzo Chigi, sulla base di tre linee d’intervento. La prima, spiega Conte, prevede la nascita di una Struttura che farà capo al ministero dell’Ambiente e che avrà il compito di gestire i fondi a disposizione. Il premier ha parlato di 900 milioni per il contrasto al dissesto idrogeologico per il prossimo triennio e di 6 miliardi a disposizione delle Regioni, oltre ad altri 200 milioni destinati, “con un mio decreto personale”, alle 11 regioni colpite dall’ultima ondata di maltempo. Una qualcosa di simile alla struttura ipotizzata da Conte in realtà già esisteva ed era Italiasicura, che però l’esecutivo gialloverde ha cancellato.

Il secondo punto del piano prevede il coinvolgimento di migliaia di giovani del servizio civile per diffondere tra i cittadini la cultura di protezione civile. Come funzionerà il progetto lo spiega Giovanni Bastianini, presidente della Consulta nazionale del servizio civile. “Comuni, consorzi, associazioni di volontariato potranno disporre di ‘comunicatori’ di protezione civile, formati attraverso percorsi specifici, cui spetterà il compito di diffondere tra i cittadini la cultura della prevenzione e di tirare fuori dagli armadi i piani di protezione civile comunali, per farli conoscere ai cittadini e trasformarli in una cosa viva”.

Il terzo cardine del Piano coinvolge invece il Miur e la stessa Protezione Civile, affinché nelle scuole parta un vero e proprio “piano di educazione” alla cultura del rischio. “La protezione civile – sottolinea il capo del Dipartimento Angelo Borrelli – può aiutare tutti i livelli di governo ad accelerare i processi decisionali ed operativi, perché il tempo che ci lasciano i cambiamenti climatici e le minacce che ci vengono dal gigantesco stock di rischi accumulati nella storia del nostro Paese, è ormai molto scarso”.

E prima di lasciare il Forum, Conte ha avuto un assaggio di questi rischi, provando ‘la piattaforma sismica’ del Dipartimento, un simulatore che riproduce fedelmente i movimenti provocati da un terremoto: con un gruppo di ragazzi il premier ha vissuto la scossa che il 6 aprile del 2009 uccise a L’Aquila trecento persone.

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