Manovra: poche settimane per disinnescare la mina Ue

Un orologio tra due bandiere, quella Italiana e quella Europea. Manovra
Si avvicina l'ora della resa dei conti con l'Ue. (FOTO ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

BRUXELLES. – E’ un cammino complesso e inedito, che però lascia ancora spazio al dialogo e alla ricerca di compromessi nelle prossime settimane, quello che dopo la bocciatura della manovra arrivata oggi è destinato a portare l’Italia sotto procedura per deficit eccessivo dovuto al debito.

Il primo appuntamento è fissato per sabato sera, quando alla vigilia del vertice straordinario Ue sulla Brexit il premier Giuseppe Conte incontrerà a Bruxelles Jean-Claude Juncker e cercherà di fargli cambiare idea sulla manovra utilizzando tutti gli argomenti a sua disposizione. Senza però – a quanto è dato sapere per ora – mettere sul tavolo modifiche sostanziali.

Ma la prossima, cruciale scadenza sulla strada della procedura è fissata tra due settimane. Entro i prossimi 14 giorni, ha sottolineato il commissario per gli affari economici Pierre Moscovici, il Comitato economico e finanziario, il braccio tecnico dell’Ecofin composto dagli ‘sherpa’ dei ministri delle Finanze Ue, dovrà confermare il suo appoggio al percorso intrapreso dalla Commissione.

A quel punto Bruxelles preparerà la ‘raccomandazione’ – sempre rivolta all’Ecofin, che voterà a maggioranza – per aprire formalmente la procedura. Secondo il vicepresidente dell’esecutivo europeo, Valdis Dombrovskis, l’iter potrebbe terminare anche prima della fine dell’anno. In ogni caso, spiegano a Bruxelles gli addetti ai lavori ripercorrendo le modalità previste dalle regole Ue, dovrà concludersi entro gennaio (per il 22/1/2019 è già in programma il primo Ecofin dell’anno).

Una volta aperta la procedura, il primo passo dovrebbe essere la richiesta di correzione degli squilibri identificati attraverso un percorso di rientro concordato nei modi e nei tempi. “La strategia con la quale Paolo Savona pensava di portare i partner Ue su posizioni più morbide nei confronti dell’Italia non sta funzionando”, fa osservare chi segue da vicino il dossier.

“Savona puntava su un effetto contagio, e relative paure, che finora non c’è stato”. Invece, intorno all’Italia si è creato una sorta di cordone sanitario. La decisione della Bce di dotarsi di un ”bazooka” in grado di acquistare i titoli di Stato di chi è sotto attacco per puri motivi speculativi, è il ragionamento, ha spuntato la principale arma di ricatto, il ‘too big to fail’ (troppo grande per fallire) su cui l’Italia sembrava contare. Ed il fatto che lo spread si stia allargando non solo con i bund tedeschi ma anche con i titoli di Stato portoghesi e spagnoli avvalora la tesi.

E così l’Italia viaggia verso una procedura mai applicata in precedenza (quella per debito) che, si osserva ancora a Bruxelles, potrebbe costringere i conti pubblici nazionali ad indossare per anni una camicia di forza cucita su misura a Bruxelles con il sostegno di tutti gli altri membri dell’Eurogruppo e la maggioranza di quelli che siedono nell’Ecofin.