Schiaffo Emirati Arabi alla Gran Bretagna, ergastolo a ricercatore “spia”

Matthew Hedges con la moglie a Dubai. Spia
Matthew Hedges con la moglie a Dubai.

LONDRA. – Ceffone a mano aperta alla Gran Bretagna da uno degli alleati di ferro di Londra fra le teocrazie petrolifere del Golfo. Stavolta si tratta del più filo-occidentale di tutti, gli Emirati Arabi Uniti, dove una corte di giustizia ha condannato all’ergastolo per “spionaggio” – a dispetto di proteste e pressioni – un ricercatore inglese, Matthew Hedges, 31anne specialista di mediorientalistica alla Durham University, arrestato a maggio dopo essere sbarcato a Dubai ufficialmente per “un soggiorno di studio”.

La sentenza, capace di far sobbalzare il ministro degli Esteri, Jeremy Hunt, e di distrarre la premier Theresa May dalla sciarada politico-diplomatica della Brexit, è stata emessa al termine di un processo controverso: liquidato a Londra da amici, parenti e difensori dell’imputato come una farsa. E fa squillare un altro campanello d’allarme nei rapporti con i Paesi arabi “amici” di Londra, di Washington e di altri dopo il caso (più grave) degli imbarazzanti contraccolpi seguiti al feroce assassinio su commissione del dissidente saudita Jamal Khashoggi nella sede del consolato di Riad a Istanbul.

Un allarme destinato a riaccendere le polemiche di chi contesta il senso dell’intreccio di legami storici, interessi economici e giochi di lobby – cementati da imponenti forniture di armi usate anche in guerre devastanti come quella dello Yemen (dove gli attivisti dei diritti umani denunciano proprio oggi un bilancio di 85.000 bambini morti negli ultimi 3 anni per fame) – che continuano a reggere i fili della partnership fra le democrazie anglosassoni (e non solo) e gli sceicchi sunniti del petrolio.

Il verdetto nei confronti di Hedges non è definitivo. Ma per ora non lascia margini di speranza. I giudici emiratini lo hanno riconosciuto colpevole d’aver passato “documenti e informazioni” top secret all’MI6, i servizi d’intelligence esteri di Sua Maestà. L’ergastolo significa in effetti 25 anni di detenzione effettiva, precisano i media locali, e Hedges ha ancora la possibilità di fare appello entro 30 giorni.

Tuttavia le reazioni a Londra sono ai limiti dello sgomento. Hunt ha commentato l’esito del processo come “contrario alle rassicurazioni ricevute” non più tardi di 10 giorni orsono durante una sua missione negli Emirati. “Non è ciò che ci aspettiamo da un Paese amico e alleato”, è sbottato. Mentre May, interpellata nel Question Time ai Comuni, si è detta “profondamente delusa e preoccupata”, promettendo ai familiari e al Paese che il suo governo e il Foreign Office non cesseranno di sollevare la questione “al più alto livello” con l’emiro e le autorità locali fino al rilascio e al rimpatrio “di Matthew”.

Un portavoce della famiglia, Nikita Bernardi, ha tuonato intanto contro un processo condotto a suo dire integralmente in arabo – lingua che Hedges non parla, malgrado abbia svolto attività di consulenza in passato per una società basata a Dubai che si occupa di comunicazione politica e questioni di sicurezza – prima del quale l’imputato sarebbe stato interrogato senza assistenza consolare e indotto a firmare una carta che non capiva, rivelatasi alla fine alla stregua d’una confessione.

“Sono sotto shock”, ha reagito a sua volta la moglie, Daniela Tejada, accennando a intenzioni suicide del marito e bollando le accuse, col sostegno di Amnesty International, come “false e non provate”. “L’innocenza di Matthew – le ha fatto eco un portavoce dell’università di Durham – è fuori discussione”.

(di Alessandro Logroscino/ANSA)

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