Ira della Corte Suprema su Trump: “Giudici indipendenti”

Un ufficiale di guardia sulla scalinata che porta alla Corte Suprema di Giustizia.
Un ufficiale di guardia sulla scalinata che porta alla Corte Suprema di Giustizia. EPA/ERIK S. LESSER

WASHINGTON. – “Non ci sono giudici di Obama o di Clinton. In America la magistratura è indipendente!”. L’ira di John Roberts, il leader della Corte Suprema degli Stati Uniti, si abbatte su Donald Trump. Intollerabili le accuse del presidente americano al giudice federale che ha bloccato la stretta sul diritto di asilo, definito uomo di Barack Obama solo perché a nominarlo fu l’ex presidente. Ma il tycoon si è spinto anche oltre, chiamando l’intera corte distrettuale di San Francisco “una vergogna” per il Paese.

Troppo per Roberts, 63 anni, conservatore, nominato da George W. Bush, che con una dichiarazione affidata alla stampa ha sferrato un attacco quasi senza precedenti da parte di un capo della Corte Suprema a un presidente degli Stati Uniti. Uno scontro che potrebbe avere ripercussioni istituzionali non da poco.

“Non ci sono giudici di Obama o giudici di Trump o giudici di Clinton, ma solo uno straordinario gruppo di giudici federali dediti a fare il loro dovere”, afferma il magistrato, sottolineando come “l’indipendenza e l’integrità della magistratura nel nostro Paese è un cosa di cui tutti dovremmo essere grati”.

Parole che pesano come macigni, tanto più che arrivano da uno dei saggi di nomina repubblicana, col quale in realtà c’era stata già qualche ruggine in passato: quando durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2016 l’allora candidato Trump criticò duramente Roberts per aver dato nel 2012 il voto decisivo che salvò l’Obamacare, l’odiata riforma sanitaria di Barack Obama.

Ma gli attacchi di Trump alla magistratura da quando è alla Casa Bianca non si contano, come quando si scagliò contro il giudice di origini ispaniche che indagava sulla Trump University definendolo “un messicano” non in grado di giudicare in maniera equa. O come la volta che reagendo al blocco del bando sui musulmani parlò di magistratura politicizzata.

Lo schiaffo di Roberts colpisce Trump mentre gioca a golf nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, dove si è recato per il Thanksgiving. E a rovinargli la festa del ringraziamento anche il New York Times, che rivela come la scorsa primavera il tycoon voleva ordinare al Dipartimento di giustizia di perseguire i suoi avversari politici, aprendo un’indagine sia su Hillary Clinton sia sull’ex capo dell’Fbi James Comey.

Fu l’allora avvocato della Casa Bianca, Donald McGhan, a ‘salvarlo’, convincendolo che sarebbe stato un grave errore nominare un procuratore speciale. Un errore che avrebbe portato Trump dritto verso l’impeachment. Un presidente infatti – come emerge da un memo scritto da tutti i legali della Casa Bianca – non ha l’autorità per fare una cosa del genere, se non incorrendo in un abuso di potere.

Non è chiaro quali reati Trump volesse fossero perseguiti. Il tycoon aveva accusato Comey di aver divulgato informazioni segrete in un memo condiviso con il New York Times in cui descriveva i suoi rapporti col presidente. Ma l’aveva criticato anche per la gestione dell’emailgate che coinvolse nel 2016 Hillary Clinton. Trump aveva invece attaccato l’ex segretario di Stato per il suo ruolo nella decisione dell’amministrazione Obama di autorizzare l’agenzia nucleare russa ad acquistare una società Usa di uranio.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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