Scontro sull’Interpol, Usa bocciano il candidato russo

Interpol, gli Usa contro il candidato russo alla presidenza.
Interpol, gli Usa contro il candidato russo alla presidenza: "Come la volpe nel pollaio"

ROMA. – E’ la guida dell’Interpol il nuovo fronte dello scontro fra Russia e Usa. Washington ha fatto sapere di opporsi alla nomina alla presidenza del candidato russo, considerandolo vicino al presidente Vladimir Putin e avanzando il sospetto che con lui il Cremlino potrebbe usare l’organizzazione internazionale della polizia criminale come uno strumento per colpire gli oppositori all’estero.

E’ stato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Garrett Marquis, a ufficializzare l’opposizione degli Stati Uniti alla nomina del generale russo Alexander Prokopchuk, funzionario nel ministero dell’Interno e attuale vice presidente dell’Interpol, al termine di una giornata di polemiche che hanno contrapposto Washington e Mosca. Marquis ha fatto sapere che per l’elezione a presidente gli Usa “sostengono con forza” il sudcoreano Kim Jong Yang, che attualmente detiene la carica ad interim.

Prokopchuk e Kim sono i due principali sfidanti nella votazione in programma all’assemblea generale dell’organizzazione a Dubai. Marquis ha spiegato in un tweet la posizione degli americani, secondo i quali “il governo di Mosca fa uso delle procedure di Interpol” per perseguitare gli oppositori politici.

Un primo sentore delle schermaglie in corso tra la Russia e gli Usa era stata in mattinata, quando il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva protestato per una lettera inviata da alcuni senatori statunitensi all’amministrazione del presidente Donald Trump e all’assemblea generale dell’Interpol, chiedendo di impedire l’elezione di Prokopchuk.

Nella loro missiva, i senatori Usa, membri della Helsinki Commission, che si occupa di diritti umani, avevano affermato senza tanti complimenti che mettere il generale russo a capo dell’Interpol equivaleva “a mettere la volpe a guardia del pollaio”.

“Si tratta di una forma di interferenza nel processo elettorale, nelle elezioni in un’organizzazione internazionale: ecco una vivida manifestazione d’ingerenza”, ha affermato Peskov, rispondendo all’iniziativa. E più tardi la portavoce del ministero dell’Interno, Irina Volk, ha rincarato la dose, affermando che è “inammissibile politicizzare l’Interpol come organizzazione professionale internazionale che unisce gli sforzi di 192 Paesi nella lotta alla criminalità internazionale e al terrorismo”.

La Serbia, intanto, esulta per la vittoria nella battaglia diplomatica per impedire l’adesione all’Interpol del Kosovo. La candidatura di Pristina è stata infatti bocciata in entrambi gli scrutini svoltisi a distanza di mezz’ora l’uno dall’altro nell’assemblea generale. ‘Vittoria’, ha twittato il ministro dell’interno Nebojsa Stefanovic che ha guidato la delegazione serba a Dubai, mentre a Belgrado il presidente Vucic, in una conferenza stampa straordinaria in diretta tv, si è detto “orgoglioso” del successo di “un piccolo Paese senza troppi soldi e influenza nel mondo, che è riuscito ad affermarsi nei confronti delle maggiori potenze mondiali”. Ciò dimostra, ha aggiunto, che “la Serbia ha rafforzato la sua posizione internazionale, anche se non bisogna cedere per questo all’euforia”.

(di Alberto Zanconato/ANSA)