Wall Street ancora in calo, brucia i guadagni del 2018

L'indicazione stradale di Wall Street. Fed
L'indicazione stradale di Wall Street.

NEW YORK. – Wall Street affonda con i tecnologici e brucia i guadagni del 2018. La fuga dall’hi-tech, e soprattutto da Apple, alimenta i timori di un rallentamento dell’economia globale e rafforza ancora di più quelli per una guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina.

E si fa sentire sul petrolio, che chiude a New York in calo del 6,57%. Non si salva neanche il Bitcoin, che scende ai minimi degli ultimi 13 mesi a 4.225 dollari.

Per Cupertino si tratta di una nuova seduta di passione: i titoli archiviano la seduta in calo del 4,79% con l’aumentare delle preoccupazioni sulla debole domanda per l’iPhone. Apple, che valeva 1.000 miliardi di dollari solo poche settimane fa, ora ne vale 880. Un crollo che fa salire a 1.000 miliardi il valore di mercato bruciato dalle Faang – Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google – rispetto ai loro record storici.

Dal 25 luglio Facebook ha bruciato 250 miliardi. Amazon ha visto svanire dal 4 settembre 255 miliardi, mentre Google 155 dal 27 luglio. Netflix ha perso 63 miliardi dal 21 giugno. I tecnologici – afferma Donald Trump – stanno avendo delle difficoltà, ma si riprenderanno. Gli effetti del calo di Apple si avvertono a livello mondiale.

Le borse del Vecchio Continente risentono anche della continua incertezza sulla Brexit. Le piazze europee chiudono tutte in rosso, con Milano che arretra in chiusura dell’1,87% a 18.471 punti, un livello che non vedeva da dicembre 2016. Ad appesantire Piazza Affari sono le attese della bocciatura da parte di Bruxelles della manovra economica italiana.

Ad agitare Wall Street oltre tecnologici sono i timori di una frenata economica globale che possa coinvolgere gli Stati Uniti, già alle prese con una guerra commerciale con la Cina. L’attenzione è tutta per l’incontro fra Trump e il presidente cinese Xi Jinping al G20: un faccia a faccia che potrebbe rivelarsi decisivo sul fronte commerciale. La speranza è che venga raggiunto fra Washington e Pechino almeno un accordo di massima in grado di stemperare i timori sull’economia e sulle aziende americane, che si ritrovano ostaggio della battaglia.

A complicare il quadro è la Fed e i suoi rialzi dei tassi di interesse. La volatilità sul mercato – con l’indice della paura di Wall Street schizzato ai massimi da tre settimane – e i segnali di raffreddamento del mercato immobiliare americano potrebbero spingere la Fed a rivedere la propria tabella: una stretta del costo del denaro di un quarto di punto a dicembre è data per scontata, ma il prossimo anno potrebbe optare solo per due rialzi.

Per gli analisti si tratta di un deciso ridimensionamento delle attese, dato che solo fino a poche settimane fa erano date per scontate almeno tre strette nel 2019 con chance elevate di un quarto rialzo. ”Mi piacerebbe vedere tassi più bassi” torna a ribadire Trump, ammettendo che vorrebbe anche prezzi del petrolio più bassi. Un avvertimento indiretto all’Opec, che si riunirà in dicembre e potrebbe tagliare la produzione per sostenere i prezzi. ”L’Arabia Saudita – mette in evidenza Trump – ci ha aiutato a mantenere più bassi i prezzi del petrolio”.

In attesa che le incertezze svaniscano, l’indice tecnologico Nasdaq si avvia a chiudere il suo peggiore trimestre dal fallimento di Lehman Brothers nel 2008. E anche il Dow Jones non guarda al futuro con ottimismo: le attese sono di un ulteriore calo di 2.000 punti prima di un’inversione di rotta.