Privatizzazioni: in ventisei anni 143 miliardi contro il debito

Cassa Depositi e prestiti. Privatizzazioni
Cassa Depositi e prestiti

ROMA. – Torna ancora una volta il tema delle privatizzazioni come ricetta antidebito. Una storia più imposta che voluta, con esempi riusciti di collocamenti sul mercato come è stato per Eni ed Enel e alcuni molto, molto più discutibili come il caso Telecom.

Ridotte all’osso le partecipazioni strategiche nei gioielli di Stato e venduta una buona parte di Poste, il grande riordino delle ex partecipazioni statali e la loro progressiva trasformazione in Spa sembrerebbe in realtà conclusa con possibili ulteriori forme di guadagno ridotte a Ferrovie e poche quote di minoranza.

Il resto delle privatizzazioni possibili restano legate al patrimonio immobiliare e le municipalizzate se anche i Comuni fossero allineati a questa politica sebbene poi i tempi e i modi delle vendite non sono indifferenti rispetto agli obiettivi che si vogliono realizzare Finora, dal 14 novembre del 1992 ad oggi nelle casse delle Stato sono arrivati dalle privatizzazioni oltre 143 miliardi.

Tutto parte giusto 26 anni fa quando il Governo trasmette ai presidenti delle Camere e alla Consob il programma di riordino di Iri, Eni, Enel, Imi, Bnl ed Ina. Il programma predisposto dal Tesoro si inquadra in uno dei tanti contesti drammatici dell’economia italiana e segue la manovra monstre da 90mila miliardi dell’allora premier Giuliano Amato che tra luglio e settembre aveva già operato un blocco dei pensionamenti anticipati (per la prima volta) e messo mano direttamente nelle tasche degli italiani con un prelievo forzoso del 6 per mille sui depositi bancari. A fine estate aveva poi completato l’opera con la svalutazione della lira e l’uscita della nostra moneta dallo Sme (il primo embrione dell’euro).

Il piano di vendita dei beni pubblici del 1992 prevede per i tre anni successivi incassi rispettivamente per 7.000, 10.000 e altri 10.000 miliardi di lire attraverso il collocamento di una consistente partecipazione (anche superiore al 50%) dell’Ina, dalla vendita di quote delle controllate Eni ed infine dal collocamento di quote ‘significative’ della stessa Eni e dell’Enel.

Sarebbe perciò toccato a queste privatizzazioni dare sollievo alle finanze pubbliche riducendo il debito, già da allora il grande problema della credibilità del paese. Era già scritto che il vasto processo di dismissioni non si sarebbe esaurito prima di tre-quattro anni (in realtà ne servirà qualcuno di più). Il piano di Amato porterà quindi alla grande stagione delle privatizzazioni effettuate a fine anni Novanta e inizio Duemila, quando vengono incassati oltre 80 miliardi. Tra il 2012 e il 2016 le privatizzazioni fruttano altri 20 miliardi destinati alla riduzione del debito pubblico. A partire dal 1994, primo anno di operatività del Fondo, fino al 31 dicembre 2015 le somme complessivamente affluite sono ammontate appunto a 143 miliardi.

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