Reporter cacciato dalla Casa Bianca, Cnn fa causa a Trump

Il reporter della Cnn Jim Acosta invitato ad uscire da una stagista della Casa Bianca.
Il reporter della Cnn Jim Acosta invitato ad uscire da una stagista della Casa Bianca. EPA/ERIK S. LESSER

WASHINGTON . – La Cnn fa causa a Donald Trump e chiede che Jim Acosta, il suo corrispondente improvvisamente cacciato dalla Casa Bianca, venga immediatamente riaccreditato. Mai un’organizzazione del mondo dei media aveva osato così tanto nei confronti di un presidente degli Stati Uniti, avviando un’azione legale presso la corte distrettuale federale della capitale Washington.

E con il tycoon dovranno rispondere al giudice anche alcuni dei più importanti collaboratori del tycoon, dal capo dello staff John Kelly alla portavoce Sarah Sanders, tutti accusati di aver violato principi costituzionali come la libertà di stampa e la libertà di parola.

L’emittente televisiva all news fondata da Ted Turner spiega come la decisione sia stata inevitabile per non creare un precedente pericoloso e dissuadere la Casa Bianca da altre azioni simili, dopo che Trump ha minacciato di ritirare le credenziali ad altri giornalisti accusati di mancanza di rispetto verso il presidente. In particolare la Cnn denuncia la violazione del primo e quinto emendamento della Costituzione americana, quelli che proteggono il diritto di riportare liberamente tutte le questioni che riguardano il governo e il diritto di avere un “giusto processo”.

Mentre, si lamenta, ad Acosta è stato improvvisamente vietato di entrare alla Casa Bianca senza alcun preavviso. Una punizione decisa dopo il battibecco tra il giornalista e il presidente americano nel corso della conferenza stampa seguita al voto delle midterm. Acosta aveva posto insistentemente domande sul Russiagate e sulla carovana di migranti, e Trump aveva perso le staffe, definendo il reporter “maleducato e nemico del popolo”, mentre una stagista in servizio nella East Room cercava di strappare il microfono al giornalista.

Quella della Cnn è una mossa che forse Trump non si aspettava. Tornato dall’Europa, dove l’accoglienza dei leader alleati è stata a dir poco fredda, il presidente si sente in queste ore accerchiato anche in casa. E oltre all’offensiva dei media teme soprattutto le mosse del procuratore speciale che indaga sul Russiagate, Robert Mueller, che nelle prossime ore potrebbe comunicare una serie di rinvii a giudizio, probabilmente nel tentativo di accelerare il suo lavoro prima che sia troppo tardi.

Con i democratici che si apprestano ad essere in maggioranza alla Camera, infatti, il tycoon sa che l’ipotesi impeachment diventa più concreta e potrebbe essere davvero tentato di ridimensionare il ruolo del procuratore, ora che la supervisione delle indagini è passata nelle mani del fedelissimo Matthew Whitaker, ministro della giustizia ad interim.

Intanto il tycoon si prepara alla ‘purga’ all’interno della sua amministrazione e, dopo il ministro della giustizia Jeff Sessions, le prossime teste a cadere potrebbero essere quella del ministro per la sicurezza interna Kirstjen Nielsen, accusata di essere troppo debole sulla lotta all’immigrazione, e il capo dello staff della Casa Bianca John Kelly.

Poi Trump non rinuncia a tornare all’attacco di Emmanuel Macron, con un tweet al veleno in cui irriverente ricorda la scarsa popolarità del presidente francese, ironizzando con lo slogan ‘Make France Great Again’. “Non c’è Paese più nazionalista della Francia”, aggiunge Trump respingendo al mittente le critiche mossegli non solo da Macron ma anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. “I tweet di Donald Trump sono destinati agli americani, non abbiamo commenti al riguardo”, la scarna replica di Parigi.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

Lascia un commento