Debito, pensioni, condoni: il Fmi boccia la manovra

Christine Lagarde. Fmi
Fmi boccia la manovra. Rischi recessione con spread

ROMA. – La malattia dell’economia italiana si chiama crescita. Ma per il Fondo Monetario Internazionale la medicina messa a punto dal governo non funziona. Al termine della consueta missione dei commissari di Washington per stilare il rapporto-paese Article IV, il verdetto è una sostanziale bocciatura della manovra: le misure di stimolo concepite per rilanciare la congiuntura avranno un effetto incerto se non addirittura negativo se lo spread resterà così alto, il Pil crescerà molto poco per un paio d’anni per poi tornare a scendere, il debito pubblico così elevato mette l’Italia a rischio recessione, mentre per quanto riguarda le pensioni quota 100 rappresenta un fardello non solo per i conti pubblici ma anche per i giovani.

Lo scenario economico dipinto dal Fondo mostra una crescita di circa l’1% nel 2018-2020 destinata poi a diminuire, mentre il deficit si attesterà al 2,75% del Pil nel 2019 per poi salire nel 2020-2021 al 2,8-2,9%, “a meno che non ci sia ampio sostegno politico per attivare la clausola di salvaguardia sull’Iva o per trovare misure compensative”. Cosa questa, spiega il Fmi, rivelatasi difficile da attuare in passato.

A fronte di questa situazione, se lo spread dovesse continuare a restare su livelli elevati, l’impatto sulla crescita delle misure di stimolo pensate dal Governo sarebbe incerto nel breve periodo e addirittura negativo nel medio. Con le misure della manovra che addirittura lasciano l’Italia in una situazione di “grossa vulnerabilità”. Ma questo anche perché ci trasciniamo dietro un debito pubblico “che resterà a circa il 130% del Pil per i prossimi tre anni” e che aumenta il rischio che l’Italia finisca in recessione qualora dovesse trovarsi a fronteggiare uno shock di qualche tipo.

I forti dubbi di Washington riguardano poi gli interventi sulle pensioni: quota 100, in particolare, peserebbe sia sui conti che sui giovani. Le misure allo studio, punta il dito il Fmi, “farebbero crescere ulteriormente la spesa pensionistica aumentando il fardello sulle più giovani generazioni”. E non c’è neppure la garanzia che ai pensionamenti corrisponderebbe poi un analogo numero di assunzioni tra i giovani.

Nemmeno i provvedimenti contro la povertà sembrano incontrare il favore degli economisti statunitensi. Citando in particolare il reddito di cittadinanza, spiegano che “l’Italia ha bisogno di un moderno e garantito schema di reddito minimo indirizzato ai poveri, che eviti la dipendenza dal welfare e i disincentivi al lavoro”.

Bandita inoltre la prospettiva di condoni perché, spiegano, “l’esperienza internazionale conferma che qualunque beneficio temporaneo viene annullato da una minore tax compliance”. E sono viste con occhio critico anche alcune riforme della tassazione, prima fra tutte l’ampliamento della flat tax in particolare che rischia di diventare un altro intervento soltanto marginale.

(di Angelica Folonari/ANSA)