Caos incendi in California, 25 morti e 110 dispersi

Corsa contro il tempo per fermare i roghi in California
Corsa contro il tempo per fermare i roghi in California, oltre 300.000 sfollati

WASHINGTON. – La California continua a bruciare. Le fiamme non danno tregua ad abitanti e soccorritori e il bilancio delle vittime è salito ora a 25, dando al maxi rogo di questi giorni un altro triste primato, quello di essere non solo il peggiore della storia del Golden State ma anche il più mortale dal 1991 e il terzo di sempre. Ma si teme il peggio, con oltre 110 persone disperse e il principale degli incendi, quello a nord della capitale Sacramento, in parte ancora fuori controllo.

E’ proprio lì, nella regione della Sierra Nevada, che regna ancora il caos. La devastazione è indescrivibile, con la cittadina di Paradise, 27 mila abitanti, spazzata via dalle fiamme, cancellata dalla mappa, con un tributo altissimo di morti, almeno 14. In alcune zone è impossibile per i soccorsi intervenire e l’incendio appare ancora fuori controllo. Dopo giorni solo il 25% del rogo denominato Camp Fire è stato contenuto, mentre oltre 7 mila case sono andate distrutte.

Più a sud, tra la contea di Los Angeles e quella di Ventura, a imperversare sono altri due fronti di fuoco, di dimensioni più piccole: l’Hill Fire, contenuto per il 10% e il Woolsey Fire, quasi domato. Intanto proprio la Los Angeles County ha emanato un ordine di evacuazione per 170 mila persone, mentre in totale, da nord a sud della California, gli sfollati sono oltre 300 mila.

Nelle aree più colpite la scena appare spettrale, con boschi e villaggi ridotti a un cumulo di cenere, e le poche zone risparmiate dal fuoco avvolte in un clima surreale, con case e strutture abbandonate e strade completamente deserte. Penosa la ricerca dei corpi: la maggior parte dei cadaveri è stata ritrovata nelle case o nelle auto in cui le vittime cercavano di fuggire. La protezione civile ha dislocato diverse stazioni mobili per il rilevamento del Dna visto che in molti casi ad essere rinvenute sono solo ossa umane.

I forti venti, fino a oltre 110 chilometri orari, non aiutano a domare le fiamme e uno dei principali pericoli è il formarsi degli spettacolari quanto devastanti ‘fire tornado’, i tornado infuocati che travolgono ogni cosa al loro passaggio incenerendola. C’è poi l’emergenza legata all’aria sempre più irrespirabile, anche nelle zone non colpite direttamente dagli incendi, con una coltre di nebbia arancione che si propaga per gran parte della California.

Intanto, incurante delle critiche, Donald Trump dall’Europa continua ad accusare via Twitter le autorità californiane di essere responsabili del disastro a causa di una cattiva gestione dei boschi: “Possiamo fermare la devastazione che colpisce troppo spesso la California. Usate il cervello!”, scrive il tycoon che in precedenza aveva minacciato un taglio dei fondi federali.

Pronta la replica delle autorità locali: “Il presidente si informi, a bruciare sono soprattutto i boschi di proprietà dello stato federale, non quelli statali”. Ira anche degli ambientalisti che puntano invece il dito sulla siccità provocata dai cambiamenti climatici, quelli in cui il tycoon non crede.