Visco: “Allarme spread”. Tria difende deficit responsabile

Ignazio Visco insieme a Mario Draghi
Mario Draghi e Ignazio Visco

ROMA. – Uno spread dalle “conseguenze gravi” che riflette il rischio ‘Italexit’ per Bankitalia. Al contrario, una crescita del deficit “non solo sostenibile ma anche responsabile” secondo il ministro dell’Economia, per tirare fuori l’Italia dai postumi di una situazione peggiore “della Grande Depressione”.

Non sono colpi di fioretto quelli che vanno in scena alla Giornata mondiale del risparmio. Le due visioni dell’Italia si alternano sullo stesso palco e dietro la formalità istituzionale si leggono in trasparenza dei veri e propri richiami.

Da una parte ci sono il presidente Sergio Mattarella che chiede tutela del risparmio ed equilibrio del bilancio pubblico, e Ignazio Visco, che avverte dei rischi a giocare con l’idea di un addio all’euro. Dall’altra quella di Giovanni Tria, firmatario di una manovra che dà priorità al rilancio della crescita e giudica “non giustificato” dai fondamentali lo spread italiano a 300.

Sullo sfondo, una disoccupazione che torna a salire e un terzo trimestre a crescita zero, che per Tria rafforza, non indebolisce, l’argomentazione per un rilancio tramite la spesa pubblica, mentre per Visco evidenzia i rischi. All’Angelicum, nel centro di Roma, si respira lo scampato pericolo della mancata bocciatura del rating da parte di S&P venerdì scorso, ma anche il timore dei molti banchieri presenti di fronte a uno spread più che raddoppiato dall’insediamento del governo Conte.

E’ chiaro a tutti il nodo politico del confronto europeo, sottolineato dal messaggio di Mattarella: tutela del risparmio ed equilibrio dei conti sono “condizione essenziale dell’esercizio dell’effettiva sovranità del Paese”. Ma ci sono la crescita tornata a zero, la minaccia al rating, gli investitori esteri che hanno scaricato 82 miliardi di investimenti in quattro mesi, al centro del confronto Visco-Tria.

Il primo parla delle “conseguenze gravi di un prolungato rialzo dei rendimenti”: “difficile” che non colpisca crescita, banche, imprese e famiglie, con un aggravio del costo per finanziare il debito da oltre cinque miliardi e una crescita inferiore all’1% il prossimo anno, contro l’1,5% indicato dal governo nelle sue previsioni.

Ma soprattutto Visco, che siede nel consiglio Bce, lancia l’allarme di un’Italia a governo ‘gialloverde’ che rischia di arenare i negoziati per riformare l’Eurozona e il cui spread sale anche per le incertezze “sull’evoluzione dei rapporti con le istituzioni europee”, per quel rischio di “ridenominazione”, l’ipotesi di uscita dall’euro evocata da esponenti della maggioranza e messa in conto dagli investitori.

Ecco dunque l’invito a chiarire la “partecipazione convinta dell’Italia all’Unione europea e alla moneta unica”, a discutere con l’Ue ma senza “conflitto istituzionale” ma piuttosto in un clima di “fiducia reciproca”: inevitabile che il pensiero vada alle dure parole di Lega e M5s nei confronti prima della Commissione Ue, poi del presidente della Bce Mario Draghi.

L’accento di Tria è altrove: lo spread a 300 non riflette i fondamentali economici dell’Italia, e “non era mai accaduto” che un deficit in deviazione delle regole Ue – il riferimento è al 2,4% della manovra – mettesse in discussione l’appartenenza di un Paese all’euro: “c’è un grande equivoco”, dice il ministro, “in alcun modo” il governo vuole l’Italexit che pure faceva parte del ‘piano B’ del ministro per gli Affari europei Paolo Savona. Ma “il costo del non-deficit non ce lo possiamo permettere, economicamente e socialmente” perché “è difficile” che la crescita torni ad accelerare da sola.

Il paradosso di questo conflitto di modi di vedere è che una crescita più debole nel 2019 rispetto all’1,5% prospettato dal governo rischia di allontanare le posizioni: per Tria il deficit non peggiorerà perché basato sulle stime tendenziali. Proprio questo, invece, è il timore delle istituzioni europee tornate ad sottolineare la “vulnerabilità cruciale” del debito pubblico.

Come andrà a finire lo diranno i numeri, ma accadrà in un contesto, fra elezioni europee, fine del quantitative easing della Bce e nuvole sullo scenario di crescita globale, che fanno presagire navigazione a vista.

(di Domenico Conti/ANSA)