L’arte del Fai da Te

Edmon, ia pittura fatta da algoritmi. Arte
Edmon, ia pittura fatta da algoritmi.

Francesco Santoro

Quali sono le ultime tendenze, gli orientamenti più avanzati della pittura oggi?

Immaginiamo un pubblico colto, intelligente, curioso, che domanda a noi che ci occupiamo di arte, e quindi di critica d’arte con particolare attenzione alle giovani leve, cosa rispondere?

Le risposte sono tutte lecite, o meglio sono lecite nella misura in cui lo sono gli effetti desiderati.

Se vogliamo conquistare nuovi sostenitori della propria visione (massima personalizzazione della risposta) si citeranno nomi e teorie, aggiungendo che il resto è obsoleto. Se invece si vuole aiutare l’interlocutore a farsi da se una idea di cosa sia effettivamente vitale, nuovo, e cosa sia solo stanca ripetizione (massimo grado della spersonalizzazione della risposta), gli si esporranno le diverse opinioni critiche sugli artisti più accreditati, illuminando ogni tanto il quadro che deriva dalle opinioni espresse sull’attuale realtà della produzione artistica attuale.

Diversamente e ci sembra la più adeguata mantenersi all’interno di queste due estremi, cioè all’interno dell’area dei contributi che la critica ha dato e dà tuttora. Più difficile da mantenere per la critica è una posizione che la obbliga per le circostanze a ricondurre a concetti e forme, quella sfrenata ricerca di soggettività che ha chiuso il secondo millennio ma che ancora persiste in questo primo decennio del terzo, liberando deliberatamente a ogni cittadino il diritto di vivere creativamente. L’attualità più che proporre un pensiero sull’arte, più che sviluppare una ricerca sul linguaggio dell’arte, sembra contraddistinguersi per l’indiscriminata capacità da parte del soggetto di esprimersi senza considerare alcun rigore teorico e formale di carattere oggettivo, sono in molti ha trovarsi in condizioni di agire in una realtà sempre più del provvisorio in un continuo fluido e imprevedibile susseguirsi di eventi che non danno certezze. Non si è più organizzati in gruppi tendenze o scuole del tipo avanguardistico che cerca un linguaggio di ordine oggettivo, si ritrovano per lo più in gruppi di ordine generazionale. Dunque in una realtà artistica sempre più frammentata ed eclettica fuori da ogni logica di linguaggio si assiste alla mesa in scena di proposte che vanno dal sociale alla riflessione sui musei, e quella sull’opera d’arte.

Una situazione che può essere costatata un po’ ovunque, personalmente ho avuto modo di costatare e discutere con artisti professionisti e “dilettanti” nella città di N.Y, dove ho cercato durante quattordici conferenze ricordare i principi fondamentali dell’arte.

L’analisi che ogni persona o artista fa del mondo esterno o interno, cerca in qualche modo di fissarlo in ciò che elabora e lo fa attraverso un gioco di sensibilità emotiva più che attraverso una visione oggettiva del reale o comunque sia intentare una risposta che manifesti uno spirito di ricerca come è sempre stato nelle forme di avanguardismo.

Le tecniche applicate vanno dalle più tradizionali alle più tecnologiche come video computer fino alla rete internet che consente collegamenti capillari con una infinita di soggetti.

In questa forma, ciò che noi ancora chiamiamo arte sembra essere alla portata di tutti: ogni persona può accedervi e non solo come timido fruitore, bensì da protagonista e da spavaldo artista, quasi un “fai da te” che non tiene conto di nessuna regola se non quella del proprio piacere privato e soggettivo.

Esempio di Postmodernismo.
Esempio di Postmodernismo.

Il sistema scuola è diventato il manuale della creatività individuale, precisiamo che questa attitudine non ha nessun riferimento o collegamento con ciò che ha caratterizzato il modernismo e il post modernismo. Ai linguaggi oggettivi universali delle avanguardie storiche si è sostituito questo vociare incessante privato e soggettivo che nulla mira se non alle proprie soddisfazione al piacere privato di chi vuol dire la sua, e in questo dire ricerca non tanto il linguaggio oggettivo dell’arte quanto la propria particolare sopravvivenza. Sembra non esercì più una visione del mondo, quindi dell’arte universale e oggettivo a cui aspirare: l’opera d’arte cosi come la abbiamo conosciuta sembrerebbe non essere più il risultato di una conoscenza di una visione che in diverse occasioni a sfiorato l’eroismo attraverso la quale l’artista ha preteso di risolvere il destino dell’arte e quello del mondo. Contro un tale sistema non mancano artisti che non assistono a dichiarare la fine dell’arte moderna.

Ciò che l’oggi propone è semplicemente le moltitudine dei discorsi che proprio giocati sulla soggettività non si aspettano nulla in cambio se non la risposta di una altra soggettività.

Di conseguenza possiamo pensare al post modernismo come ultima avanguardia. Infatti quello che viene dopo e ancora alla ricerca di un referente che ne legittimi il mandato storico. Nasce cosi una cultura del quotidiano in antitesi totale con il modello storico.

In varie occasioni ho definito queste situazioni “arte di fatto”.

L’arte di fatto e quella dell’artista cittadino, più che dell’artista studioso, è l’arte della “creatività libera” più che della professionalità della cronaca, più che della storia, è l’arte del fai da te.

In questo calderone ho avuto modo di costatare che c’è comunque l’eccezione di pochi artisti che interrogandosi sul nuovo concetto di utilità introdotto dal sistema, tengono conto di tali elementi nella loro opera, consapevoli delle finalità critiche dell’arte moderna si sono arenate su punti morti, questi pochi tentano di ripartire da zero questi insieme, e pochi altri non vivono più il proprio corpo come il ready-made: solo qui possiamo trovare una distinzione tra arte è libertà creativa.

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