Manovra: gli studenti contro la retorica dell’eccellenza

Studenti in un'aula dell'Università.
Studenti in un'aula dell'Università.

ROMA. – E’ sbagliato “premiare la retorica dell’eccellenza”, dobbiamo “investire seriamente nell’occupazione e università pubblica”. E’ quanto afferma l’Unione degli universitari, criticando la norma contenuta nella bozza della legge di bilancio che consiste nel dare uno sgravio di 8mila euro per 12 mesi a chi assume, a partire dal 1 dicembre 2019 fino al 31 dicembre 2019, un laureato o un dottorato considerato “eccellente”.

La norma riguarda circa un laureato su cinque (il 21% dei laureati ottiene il titolo con il massimo dei voti 110 e lode, mentre il 35% non arriva al 100). Si tratta di alcune migliaia di studenti che arrivano alla laurea nel gruppo medico (56%), seguiti dal letterario (36%), geobiologico (29%), scientifico (27%), professioni sanitarie (25%) e linguistico (22%); sotto la media invece si posizionano i laureati del giuridico (14%), insegnamento e educazione fisica (15%), economico statistico e ingegneria (16%) e politico sociale e chimico farmaceutico (17%).

“Il governo – spiega Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Udu – per ovviare alla gravissima situazione dell’occupazione giovanile, che ad oggi tocca il 31%, pensa bene di dare una mancia alle aziende per assumere i neo laureati considerati meritevoli. Quindi il nuovo Governo, non facendo alcuna inversione di rotta rispetto a quelli precedenti continua a perseguire la strada dei bonus senza mettere in campo azioni di lungo termine, ed è una cosa inaccettabile”.

Gulluni ha ricordato che ci sarebbero circa 70 milioni di euro a disposizione, 35 nel 2019 e 35 nel 2020, per mettere in campo questa novità della manovra: “quindi è confermata la tendenza per cui è sempre semplice trovare fondi che vadano a finanziare le aziende piuttosto che finanziare l’università pubblica attraverso un aumento del finanziamento ordinario o del fondo integrativo statale per le borse di studio, per le quali mancano all’appello 150 milioni”.

“L’aspetto altrettanto grave è che questa misura andrebbe a delineare una distinzione normativa tra laureati in base al voto di laurea, cosa che ancora una volta sottende una logica per cui esistano studenti non meritevoli, il cui titolo di laurea non dovrebbe pertanto essere considerato al pari degli altri. Non possiamo accettare questa logica: non possono essere creati alibi – ha aggiunto – non esistono titoli di laurea di serie A e di serie B. Il problema dell’Italia è che il tasso di occupazione dei laureati è troppo basso, e continuiamo a dire che questo problema non nasce dalle università o dagli studenti, ma da una cultura datoriale restia all’assunzione e alla valorizzazione di chi possiede alti titoli di studio”.

“Si parla poi di ‘laureati meritevoli’ senza pensare minimamente al fatto che la fuga di cervelli è dovuta al fatto di non avere un sistema economico e lavorativo in grado di assorbire e mettere in moto le competenze degli studenti che si formano all’interno delle università, in un contesto lavorativo con diritti e tutele assolutamente insufficiente per i giovani lavoratori -ha aggiunto- Secondo l’ultimo rapporto Education at a Glance, soltanto il 66% dei laureati under 34 risulta occupato, contro una media dei paesi Ocse che invece è dell’84%. L’Italia risulta ultima per questo parametro”.

“C’è bisogno di un’inversione di tendenza netta, di rimettere di nuovo al centro delle politiche di governo i giovani e gli studenti, e di investire in politiche occupazionali serie. È inaccettabile che si propongano ancora bonus e soluzioni estemporanee in linea con i precedenti governi, che non hanno portato ad alcun miglioramento”, conclude Gulluni.

 

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