Sale l’incertezza, gli italiani si rifugiano nel risparmio

L'Italia disegnata da salvadanai. Risparmio
Un'Italia di salvadanai.

ROMA. – L'”incertezza” e la percezione che la situazione “economica” non si risolverà a breve spingono ancora una volta gli italiani verso il risparmio, indubbio elemento di forza del nostro paese che, secondo alcuni in Italia e all’estero, potrebbe o dovrebbe risolvere i problemi della finanza pubblica.

La ricerca Acri, realizzata assieme all’Ipsos per la 94esima giornata del Risparmio, registra poi una ripresa di consensi della volontà di restare nell’euro e nell’Unione Europea, almeno per i vantaggi che ne derivano. L’Italexit è così rifiutata dai due terzi, percentuale in aumento. Verso la moneta unica e l’unione resta alto, sebbene in calo, il sentimento di insoddisfazione che assomiglia perciò più a “un rammarico” per ciò che l’Europa potrebbe fare.

Un ‘termometro’ dei sentimenti degli italiani che sarà oggetto dell’evento di domani, dove parteciperanno il presidente Acri Giuseppe Guzzetti, il ministro dell’economia Giovanni Tria, il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco e il presidente dell’Abi Antonio Patuelli.

Gli “italiani – recita il rapporto – sono consapevoli di elementi di miglioramento rispetto al passato sperano in una situazione più positiva per il futuro, anche se in maggioranza ritengono che la crisi durerà ancora qualche anno”. Entrando nel dettaglio dei numeri si vede come la propensione al risparmio resti alta (86% come l’anno precedente) ma ben il 38% “non vive tranquillo se non mette da parte dei risparmi (+1 sul 2017)”.

Il 39% delle famiglie afferma di essere riuscito effettivamente a risparmiare (+2 punti percentuali sul 2017). L’aumento del risparmio lordo delle famiglie (+18%) è effettivamente riscontrato anche dall’Istat. Un elemento su cui riflettere è che la preferenza per la liquidità è sempre elevata e riguarda quasi 2 italiani su 3, anche se aumentano di 4 punti percentuali coloro che preferiscono investire, quantunque una piccola parte di risparmio”.

“L’investimento ideale non esiste più – ricorda la ricerca – gli italiani si dividono in 3 gruppi quasi omogenei: il 30% ritiene che l’investimento ideale proprio non ci sia (-3 punti rispetto al 2017), il 32% lo indica negli immobili (+1 punto sul 2017), il 31% indica gli investimenti finanziari reputati più sicuri. Ultimi, con il 7%, sono coloro che indicano come ideali gli strumenti finanziari più rischiosi (con una percentuale stabile rispetto all’anno passato)”.

Infine sui sentimenti europeisti: “Gli insoddisfatti dell’euro, sia pur ancora in netta maggioranza, scendono: erano il 74% nel 2014, il 65% nel 2017, sono il 63% oggi. I più soddisfatti sono i giovani (43%) e gli abitanti nel Nord Ovest (46%)”. “Si riducono coloro che pensano che tra 20 anni sarà meglio essere usciti dall’euro (dal 33% del 2017 al 29% del 2018), mentre crescono coloro che pensano sarà un importante vantaggio rimanere nell’euro (56% attuale, erano il 54% del 2017)”. Il 66% rigetta l’idea di Italexit (il 61% nel 2017) e si riducono coloro che la vivrebbero come un vantaggio (scendono al 14% nel 2018 dal 17% del 2017).

(di Andrea D’Ortenzio/ANSA)

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