Siria: l’opposizione firma a Roma accordo transizione

Sirie, due persone tra le macerie dopo un bombardamento.
Siria: accordo di transizione sotto l'ombrello della comunità di Sant'Egidio

ROMA. – Riuniti a Roma, nella sede a Trastevere della Comunità di Sant’Egidio, alti esponenti di 16 gruppi dell’opposizione politica siriana hanno firmato un accordo, ovvero una piattaforma comune che, dopo oltre sette anni di guerra, delinea in nove punti i passi necessari per una “transizione inclusiva” che porti ad una pace “giusta e globale” per la Siria, trasformandola in una “Repubblica semiparlamentare e semipresidenziale”.

Si tratta ancora di una “iniziativa”, una “road map” che però, per quanto ancora nella fase iniziale, rappresenta una visione possibile e condivisibile, ha sottolineato Mauro Garofalo, responsabile delle relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio e facilitatore dell’accordo. Per questo, ha aggiunto, fondamentale è la “transizione”, che non a caso è stata “la parola d’ordine” della “profonda analisi della situazione attuale” fatta a Roma.

L’accordo acquista tuttavia maggiore importanza anche alla luce del risultato del vertice di due giorni fa ad Istanbul, in cui i leader di Turchia, Russia, Francia e Germania hanno messo l’accento sulla necessità di formare entro la fine dell’anno una Commissione Costituente. A Roma, gli esponenti politici del Kurdish National Council, della Commissione siriana per i negoziati (Snc), dell’Alto comitato per i negoziati (Hnc), della piattaforma di Astana, e della comunità turkmena hanno infatti sottoscritto un documento che a sua volta sottolinea, già al primo punto, che tale Commissione deve “riflettere la composizione del Paese”.

Ma perché possa lavorare, “sin dall’inizio devono essere cancellati tutti gli accordi, regole e leggi che hanno lo scopo di ostacolare, dissolvere, impedire l’attività dell’opposizione”. Ci vorrà poi “il rilascio dei detenuti, prigionieri politici e di coscienza, a cominciare da donne e bambini”, ovvero una “amnistia generale per tutte le questioni relative agli eventi in Siria dal febbraio del 2011”. Sarà poi necessaria una legge elettorale, un governo di transizione che organizzi un referendum costituzionale, elezioni generali e presidenziali.

Servirà inoltre “un programma di accantonamento per tutte le forze armate, milizie, e gruppi armati nel Paese, in vista del disarmo o smantellamento dei combattenti stranieri e milizie straniere e di tutti coloro che sono contro l’unità territoriale della Siria”. Si tratta di un primo passo, come hanno sottolineato i protagonisti dell’iniziativa, incontrando questa mattina la stampa, e che “dovrà ora essere presentato alla comunità internazionale, in particolare all’Onu, alla Santa Sede, Russia, Turchia, Usa, Ue, Francia, Germania, Italia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Egitto e Giordania”.