Tap: tutto pronto per i lavori in mare del microtunnel

Una cartina geografica che illustra il percorso della TAP dal Mar Nero alla Puglia.
TAP: Il gasdotto sotterraneo che dovrebbe essere costruito in Puglia.

MELENDUGNO (LECCE). – I lavori in mare che la multinazionale Tap avvierà al largo di San Foca di Melendugno, non appena le condizioni meteo marine lo permetteranno, prevedono una serie di operazioni da compiere in corrispondenza del punto di uscita del microtunnel del gasdotto che sarà scavato da una ‘talpa’ sottomarina. L’exit point è posizionato al largo, a circa 800 metri dalla costa.

Le operazioni da compiere sono di due tipi: prima di monitoraggio, poi quelle di protezione ambientale all’altezza del punto di uscita del microtunnel, in cui inizio sarà sulla terraferma, a circa 800 metri dalla costa. Se le condizioni del mare lo permetteranno, già domani comincerà l’installazione dei sensori di monitoraggio nella zona di mare vicina all’exit point dell’opera. Se ne occuperà l’imbarcazione ‘Sara T’.

E’ previsto il posizionamento di una boa idrofono per il monitoraggio del rumore sottomarino e dei mammiferi marini e di boe turbidimetro (fissa e mobile) per monitorare la torbidità dell’acqua. Inoltre, a circa tre miglia nautiche dall’exit point, ci sarà anche un controllo visivo dei mammiferi con l’impiego di operatori qualificati Marine Mammals Observers su alcune barche.

Per quanto riguarda invece l’attività di costruzione del microtunnel (lungo 1.540 metri, con diametro interno di 2,4 metri), il progetto prevede l’installazione in mare del palancolato provvisionale, in corrispondenza del punto di uscita dell’opera. Le palancole, una sorta di steccato verticale lunghe 28 metri e infisse nel fondo marino per circa 21 metri, saranno posizionate dalla nave Adhémar de Saint-Venant (lunga 95 metri, con una stazza di 6200 tonnellate, da giorni a Brindisi) su incarico di Saipem, che ha subappaltato i lavori a Jan Den Nul.

Il posizionamento delle palancole permetterà di disconnettere l’area di scavo del microtunnel dall’ambiente costiero, proteggendo l’habitat marino (soprattutto le praterie di Cymodocea) dall’eventuale dispersione di sedimento durante le attività di scavo per l’estrazione della testa fresante. Le operazioni propedeutiche di supporto per l’installazione del palancolato verranno svolte dai sommozzatori.

Una volta terminato lo scavo, l’area in corrispondenza del punto di fine trivellazione sarà coperta con i sedimenti marini e con dei teli che i sommozzatori bloccheranno con dei pesi per minimizzare l’impronta dello scavo e l’interferenza con la prateria di Cymodocea. Tutte le attività sono regolate da ordinanze della Capitaneria di porto.

(di Roberto Buonavoglia/ANSA)

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