Terremoto politico in Germania, Merkel annuncia l’addio

Angela Merkel aggiusta il microfono prima del suo intervento in conferenza stampa.
Angela Merkel. EPA/FOCKE STRANGMANN

BERLINO. – Si chiude un’era in Germania. Dal voto in Assia erano previste delle scosse. Ma nessuno si aspettava che, passata la notte, si arrivasse alla giornata storica dell’annuncio di Angela Merkel dell’addio alla politica a fine legislatura, e della rinuncia alla presidenza del partito già a dicembre.

Le batoste elettorali a Monaco e Francoforte hanno prodotto il terremoto immaginato da Wolfgang Schaeuble: e proprio gli oltre dieci punti ceduti ai Verdi e all’ultradestra dell’Afd (la Cdu ha preso il 27%) nel Land di Volker Bouffier, dove la cancelliera è scesa in campo mettendoci la faccia, hanno accelerato i tempi sulla comunicazione di una decisione “maturata prima dell’estate”.

Il governo della Grosse Koalition però, stando alle reazioni di oggi, per il momento dovrebbe restare in piedi. Neppure i socialdemocratici, franati al 19,8% in un Land in cui pure erano forti (nel 2013 presero oltre il 30), hanno avuto l’ardire di sfilarsi: si sono limitati a chiedere per l’ennesima volta che le cose cambino, che i partner dell’Unione smettano di litigare – il che significherebbe le dimissioni del ministro attaccabrighe Horst Seehofer – e che si stabilisca una “tabella di marcia” sulle cose da fare.

Nessuno però si è dimesso alla Willy Brandt Haus. Andrea Nahles e Olaf Scholz vanno avanti. Mentre nella Cdu si è già aperta la lotta alla successione, con ben tre candidature ufficiali e qualche altro nome in circolazione fra vecchi e nuovi avversari della cancelliera: torna in campo addirittura un vecchio rivale fatto fuori proprio agli inizi, il giurista Friedrich Merz, ex capogruppo parlamentare dei cristiano-democratici (2000-2002).

E poi si sono fatti avanti il Merkel-critico Jens Spahn, ministro della Salute che studia da cancelliere, e la delfina della Bundeskanzlerin, Annegret Kramp-Karrenbauer. C’è chi fa il nome del presidente del Bundestag, Schaeuble. Mentre il presidente della Westfalia, Armin Laschet, ha annunciato di voler riflettere su un possibile passo avanti.

Dopo la sconfitta in Assia, nella sua Cdu la pressione sarebbe diventata troppo forte e la cancelliera ha giocato d’anticipo, riuscendo come sempre a spiazzare tutti: “L’immagine del governo è inaccettabile, ha perso credibilità”, ha ammesso. “Ho la chiara sensazione che oggi sia il momento di aprire un nuovo capitolo”, ha affermato Merkel, comparsa alla stampa anche più serena del solito dopo aver consentito che le sue decisioni trapelassero ai media.

“Per me oggi è il momento di annunciare quanto segue: primo, al prossimo congresso di partito ad Amburgo non mi candiderò alla presidenza della Cdu. Secondo, questo quarto mandato sarà l’ultimo come cancelliera. Alle elezioni del 2021 non mi candiderò più né come cancelliera, né come parlamentare al Bundestag. E non aspirerò ad altri incarichi politici”.

C’è un altro punto, però, con cui Merkel mette in chiaro che per il momento non intende mollare, il terzo: “Per il resto della legislatura sono pronta a continuare a lavorare come cancelliera”. Le perplessità di chi le rammenta come abbia sempre sostenuto l’opportunità che cancelleria e presidenza del partito stessero in una sola mano vedono una replica secca: avverrà “per un periodo limitato”.

Certo è un azzardo, ma Merkel non lo avrebbe osato se avesse avuto in mente di ricandidarsi alla guida del Paese. È una chance, ha spiegato poi, per la Cdu che dopo 18 anni può aprire un processo “importante, democratico, positivo”, da affrontare “con gioia”. Difficile prevedere se Merkel riuscirà a influenzare la successione imponendo la segretaria generale Karrenbauer o se vinceranno i profili più conservatori, che sposterebbero la Cdu a destra, soprattutto sul fronte economico e sociale.

Nella Germania dove stanno trionfando i Verdi, secondo partito in Assia e, stando ai sondaggi, anche al Parlamento di Berlino, l’opzione su cui la Cdu dovrebbe puntare per restare al potere sarebbe la delfina della cancelliera, “Akk”. Ma questo, osservano in molti stasera in Germania, non sarebbe il cambiamento di cui il partito e la politica tedesca hanno bisogno.

(di Rosanna Pugliese/ANSA)