Pacchi bomba a Obama e Clinton, democratici nel mirino

Pacchi bomba a Obama e ai Clinton nella foto
Pacchi bomba a Obama e ai Clinton. Time Warner Center evacuato

WASHINGTON. – A meno di due settimane dalle elezioni di metà mandato, torna la paura terrorismo in America e il timore che il rush finale della campagna elettorale possa essere sconvolto da atti di violenza. Prima la notizia di un pacco bomba inviato alla residenza di Bill e Hillary Clinton. Poi un ordigno simile indirizzato agli uffici di Barack Obama a Washington.

Neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo che, in diretta tv, arriva l’allarme bomba al Time Warner Center nel cuore di Manhattan, che ospita gli studi newyorchesi della Cnn: stavolta l’ordigno è destinato all’ex numero uno della Cia John Brennan, assiduo commentatore per l’emittente televisiva e voce molto critica della presidenza Trump.

Una mattinata da incubo, insomma, in cui gli allarmi ora dopo ora si sono moltiplicati in tutto il Paese, compresa la notizia poi smentita dell’ordigno intercettato in una base militare e destinato alla Casa Bianca. Ma pacchi sospetti sono stati inviati all’ex ministro della Giustizia di Obama, Eric Holder, al governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo, alla deputata dem Maxime Waters in Congresso. E ancora in Florida all’ex presidente del partito democratico Debbie Wasserman Schulz, e in California alla senatrice dem e potenziale candidata alle presidenziali del 2020 Kamala Harris.

Tutte figure da tempo nel mirino dei gruppi dell’estrema destra e spesso attaccate dai repubblicani e dallo stesso presidente Donald Trump. Come il miliardario e filantropo George Soros, storico finanziatore dei democratici accusato di essere dietro alla carovana di migranti in arrivo al confine sud degli Usa: lui è stato il primo a ricevere un pacco bomba, lunedì, nella sua residenza a nord di New York.

Si tratta di una catena impressionante e senza precedenti, che rischia di avvelenare il voto del 6 novembre per rinnovare il Congresso. E che forse imbarazza il presidente Trump, attaccato dai suoi avversari politici che lo accusano di alimentare un clima di paura e di odio, soprattutto con i suoi infuocati comizi in giro per il Paese.

Lui stavolta non twitta, ma a ore di distanza parla della necessità di “unificare il Paese”, dopo essersi limitato a condividere la condanna espressa dal vicepresidente Mike Pence. Mentre la Casa Bianca, in una nota, parla di “atti vili di terrore”.

“Sono tempi difficili, tempi di divisioni profonde, e dobbiamo fare tutto quello che possiamo per tenere il nostro Paese insieme”, ha commentato a caldo Hillary Clinton, che martedì sera, quando è stato intercettato il pacco destinato alla sua abitazione di Chappaqua, nello stato di New York, era in Florida per un evento elettorale, mentre il marito Bill era in casa.

“Bisogna abbassare i toni e non incoraggiare l’odio e la violenza, le divisioni e gli attacchi ai media”, il messaggio a Trump dal sindaco di New York Bill de Blasio e dal governatore dello stato Andrew Cuomo.

Le indagini sono ad uno stadio preliminare, ma gli investigatori sembrano non avere dubbi sul fatto che dietro a tutto questo ci sia la stessa mano. Praticamente identici i pacchi inviati a Soros, ai Clinton, a Obama e alla Cnn, con dentro dei tubi bomba di una ventina di centimetri da cui uscivano dei fili elettrici, imbottiti di una polvere esplosiva bianca e avvolti in un nastro nero per tenere un detonatore.

Saranno le analisi a confermare tutto attraverso gli esami del Dna, delle impronte digitali e le perizie calligrafiche. Al vaglio anche i video di sorveglianza. Ma intanto è già caccia al serial bomber, mentre nessuna pista viene esclusa, compresa quella del terrorismo interno.

(Ugo Caltagirone/ANSA)