M5S e Lega blindano le misure, quota 100 e reddito di cittadinanza

Rottura: I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. M5s e Lega. Roma
I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini

ROMA. – Pone l’asticella “troppo in alto”, l’Ue. Più in alto di quanto Luigi Di Maio e Matteo Salvini siano disponibili a sostenere. Perché rispondere ai rilievi potrebbe voler dire mettere mano a quota 100 e reddito di cittadinanza. Ma quelle misure, a ridosso del voto per le europee, non si possono scardinare. I vicepremier lo hanno ribadito lunedì a cena al premier Giuseppe Conte. E allora, le ore dei “piani B” e delle “ruote di scorta” sono formalmente messe da parte: il messaggio che filtra dopo la bocciatura della manovra da parte della Commissione Ue è netto. “Dialogo sì, trattativa no”.

Fin qui, la linea ufficiale. Ma nelle prossime tre settimane una trattativa (comunque la si voglia chiamare) sarà intavolata: che ci sia dialogo vero, per recuperare i pochi margini di mediazione che ci sono, lo chiede il presidente Sergio Mattarella ma dal M5s anche Roberto Fico, che in Europa si era fatto mediatore. Fonti governative – ma dal Mef smentiscono – nel pomeriggio spiegano che si sta valutando anche di non inviare subito il testo della manovra in Parlamento (dove si corre per approvare – con probabile voto di fiducia – dl fiscale, decreto Genova e sicurezza), ma attendere l’esito del confronto con Bruxelles e chiudere il testo tra tre settimane.

“Se la commissione abbassasse la sua asticella, anche Roma – ragionano fonti leghiste – potrebbe fare un passo avanti. Se la richiesta resterà quella di una revisione radicale delle stime del Def, si andrà allo scontro”. Ma ci si preparerà ad affrontare una eventuale tempesta sui mercati che, come ammette Giancarlo Giorgetti, oltre i 400 punti di spread renderebbe necessaria una immediata ricapitalizzazione delle banche.

Fin dove, dunque, il governo è pronto a spingersi nel dialogo per tranquillizzare mercati e Ue? Offrirà a Bruxelles verifiche trimestrali (“Anche mensili”, dice Giorgetti) dei conti: se ‘sballeranno’, si punterà a metterli in ordine con tagli di spesa (ma non alle misure ‘chiave’).

Ma in serata da Palazzo Chigi spiegano che quando Conte parla di “trattare” non intende voler dire che si cambieranno i numeri della manovra: “Il 2,4% non si tocca, i numeri non cambiano perché siamo convinti delle nostre misure che stimolano la crescita”. Quel che il premier Conte farà in Europa, aggiungono, sarà “spiegare i numeri”. E tra le pieghe dei numeri, dal governo trapela una nuova interpretazione delle cifre indicate dal Def (con il 2,4% di deficit e l’1,5% di crescita stimata).

Il 2,4% di deficit è davvero un “tetto massimo” – affermano da Palazzo Chigi – perché è calcolato su “una crescita tendenziale dello 0,9% e non la crescita all’1,5% che ci attendiamo per effetto delle nostre misure”. L’assunto è: “ci siamo discostati di poco rispetto ai parametri, uno 0,4% di cui metà per investimenti”.

La bocciatura era attesa, sottolineano dal governo, perché la manovra va controcorrente puntando tutto sulla crescita per abbattere il debito. “Stiamo assistendo a un film già visto: da Bruxelles solo pregiudizi – aggiungono fonti della Lega – rispondiamo ma non indietreggiamo”. Anche perché, scuote la testa un leghista aperto al dialogo con l’Ue, avanza il sospetto che l’intento della commissione sia “far cadere il governo”.

Allora tanto vale invertire la narrazione e portare avanti fino in fondo la battaglia all’Europa dell’austerità. Le banche, restano la fonte di maggiore preoccupazione. Ne hanno parlato anche il premier e i vice nella cena di lunedì. Con il giudizio di Standard & Poor’s in arrivo e lo spread in salita c’è poco da star tranquilli.

Ecco perché il piano B smentito con forza da tutti, torna nei ragionamenti. Ma nel pomeriggio viene fatta trapelare una bozza della manovra che conferma lo stanziamento di 9 miliardi per il reddito di cittadinanza e 7 miliardi per quota 100. E’ quella la trincea da cui per ora Salvini e Di Maio non arretrano, con un occhio alle europee.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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