Guru social Usa: “Trump presidente grazie a fake news”

Sree Sreenivasan
Sree Sreenivasan, guru newyorchese dei social media

ROMA. – Le fake news che si diffondono sui social network rappresentano un problema serio, “sia in Occidente che in Oriente. Negli Stati Uniti hanno fatto sì che Donald Trump diventasse presidente”. Non usa giri di parole, Sree Sreenivasan, nel fare la sua analisi delle elezioni americane del novembre 2016. Guru newyorchese dei social media, a Roma è arrivato per parlare agli studenti, chiamato dal Luiss Data Lab a spiegare come funzionano e cosa funziona sulle reti sociali.

“I social media ci aiutano a stare in contatto con la famiglia e gli amici, ci danno una mano negli affari, ma ci portano anche ad essere manipolati dai politici e ad essere confusi su cosa accade nel mondo”, spiega all’ANSA Sreenivasan, direttore digitale della Columbia University e del Metropolitan Museum prima di essere chiamato dal sindaco di New York, Bill De Blasio, come responsabile della comunicazione digitale.

“Gli effetti delle fake news li vediamo in Europa e in America. Trump è diventato presidente grazie alle notizie false. Ha saputo usare i social meglio di chi li ha creati”, afferma Sreenivasan, ricordando la bufala secondo cui Hillary Clinton avrebbe fatto dichiarazioni razziste sulla cantante Beyoncé: una balla per disincentivare le persone di colore – in maggioranza di orientamento democratico – dall’andare a votare.

Ma il guru, di origini indiane, sottolinea soprattutto le conseguenze in Asia e in alcune parti dell’Africa, dove “a causa delle fake news diffuse su Facebook o WhatsApp le persone vengono uccise”. E’ accaduto ad esempio in India – ricorda – in Sri Lanka e in Myanmar, ai danni dei Rohingya. Porre un freno alle bufale è un’impresa ardua, e chiama in causa tutti. Serve un intervento politico, servono regole, spiega Sreenivasan.

Ma “hanno una responsabilità anche i creatori dei social network, come Mark Zuckerberg, che non capiscono i social network. E abbiamo una responsabilità anche noi: dobbiamo capire che se una notizia è troppo bella per essere vera, o troppo brutta per essere vera, probabilmente non è vera”.

(di Laura Giannoni/ANSA)

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