ROMA. – “Una ferita insanabile” per “l’intero popolo italiano”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a 75 anni dal “sabato nero” del Ghetto di Roma ha così ricordato quel 16 ottobre del 1943 quando 1259 persone della Comunità ebraica furono rastrellate dai soldati della Gestapo dalle loro abitazioni.
In 227 furono rilasciati, ma più di mille ebrei furono portati alla stazione Tiburtina e caricati su un convoglio con 18 carri bestiame diretti nei campi di sterminio. Solo in 16 tornarono, 15 uomini ed un’unica donna, Settimia Spizzichino, morta nel 2000.
Quel “martirio di tanti innocenti” per Mattarella è anche “un monito permanente alla nostra civiltà” ogni giorno “chiamata a operare per svuotare i depositi di intolleranza, per frenare le tentazioni di sopraffazione, per affermare il principio dell’eguaglianza delle persone”.
Concetto condiviso dal premier Giuseppe Conte che in un tweet ha scritto “perchè il passato ci insegni a combattere ogni forma di discriminazione e di odio”. Un tema quanto mai attuale anche per il presidente della Camera Roberto Fico: “Tutta l’umanità non deve abbassare mai la guardia di fronte agli spettri della discriminazione e del razzismo”. Un auspicio viene dal presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati affinchè “la speranza e l’impegno per un mondo migliore tragga da quel sacrificio nuova linfa e nuove energie”.
Ma nel giorno del ricordo della Razzia del Ghetto c’è spazio anche per le polemiche, di cui è protagonista il presidente della Rai Marcello Foa, reo di aver scritto su un twitter riferendosi al suo viaggio a Tel Aviv: “Domani parteciperò a Gerusalemme alle celebrazioni per il 65esimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma”. La parola ‘celebrazioni’ è finita nel mirino di Lia Quartapelle, capogruppo Pd in commissione Esteri della Camera che ha segnalato un’altra svista del presidente Rai, l’anniversario del rastrellamento è il 75esimo e non il 65esimo.
Per ricordare il “sabato nero” si è svolta una cerimonia commemorativa davanti al Tempio Maggiore, a cui hanno partecipato la sindaca di Roma Virginia Raggi e la presidente della Comunità Ebraica romana Ruth Dureghello. Per la Raggi “ricordare il passato deve aiutarci a guidare i nostri passi nel futuro”, passi che ha fatto cancellando dalla toponomastica capitolina le prime due strade di chi firmò il manifesto delle Leggi Razziali, vie che saranno intitolate a due vittime della Shoah.
Per la presidente Dureghello, però, “bisogna ricordare i nostri morti, farlo con la consapevolezza che ci sono ebrei vivi che vivono a Roma e vivono in Italia e in Europa e vogliono continuare a farlo in libertà e democrazia”. Una storia che per il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti “deve essere sempre ricordata e raccontata per evitare che tutto questo possa ripetersi”. E il leader di Si Nicola Fratoianni attualizza con un twitter il concetto: “Nell’Italia del 2018, in cui si nega la mensa scolastica ai bambini, dove ministri promuovono deportazioni, la storia del #16Ottobre1943 è una storia da conoscere, una memoria da conservare”.
(di Emanuela De Crescenzo/ANSA)